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Spazio Zen - Ottobre 2022

Gianni Zen
Gianni Zen
27 settembre 2022
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Spazio Zen - Ottobre 2022
Finita la campagna elettorale, si ritorna a ragionare con i piedi per terra.
Finite cioè le promesse elettorali, che dicono le intenzioni, si passa al confronto diretto con le reali possibilità.
In altri termini, la governabilità è un’altra cosa. Tra il dire ed il fare, lo sappiamo, tante volte non c’è il mare, ma l’oceano.
Non solo. Sappiamo anche, dall’esperienza, che i governi passano in fretta, e numerosi. Restano però i problemi, quelli grandi e quelli meno grandi, ma tutti importanti per la vita delle persone.
C’è una angolazione di lettura di questi problemi, grandi e piccoli, che sembra invece non godere di molta considerazione leggendo i vari programmi elettorali presentati per le elezioni del 25 settembre.
Parlo della demografia. E le notazioni dei demografi, assieme ad altri angoli visuali (sui temi ambientali, sulle nuove sfide geopolitiche, sulle evidenze etiche comuni), di solito anticipano le analisi dei politologi, degli economisti, dei sociologi. Le quali analisi vengono sempre un po’ dopo, comunque sempre prima delle visioni ideologiche dei politici, i quali si trovano poi costretti, di volta in volta, ad inseguire le emergenze. Per cui, oggi più di ieri, è stato difficile esprimere un voto per il rinnovo del parlamento vedendo i limiti di lettura a medio e lungo termine dei vari leader. Sapendo le interdipendenze e le interconnessioni.
Pensiamo solo ad un dato, già oggi disponibile: la forza lavoro fra i 15 e i 64 anni, tra vent’anni avremo un crollo di occupati di 6,8 milioni. E ci sarà un aumento di 3,8 milioni di persone non più in età da lavoro. Per cui la domanda sorge già oggi spontanea: chi andrà a lavorare per noi? Si tratta di un dato fornito dalla Fondazione Di Vittorio.
Nel 2021 abbiamo avuto un calo di 400.000 di nuovi nati. Il saldo migratorio, poi, come è noto, è ancora positivo, ma si è negli ultimi tempi affievolito. Per cui restano tutte integre le domande spontanee sul nostro futuro prossimo.
Se poi teniamo in conto le contraddizioni del mercato del lavoro per le tante posizioni non coperte, per mancanza di profili di competenze, da un lato, e dall’altro per gli alti tassi di disoccupazione e di sottoccupazione, la situazione è ancora più complicata.
E’ da anni che si parla di crisi della soglia di equilibrio tra generazioni, che è di due figli in media per donna, per avere oggi meno di 1,5. Siamo uno dei Paesi al mondo che registra questo basso tasso di denatalità. Anzi, dalla metà degli anni novanta gli over 65 anni hanno superato gli under 15. Attualmente, addirittura, gli over 65 sono di più degli under 25. Uno dei processi che caratterizzano il nostro tempo non è tanto l’aumento della popolazione anziana, che aumenterà come negli altri Paesi europei, come Svezia o Francia, ma è la riduzione costante della popolazione giovanile.
Evidente come questa fragilità demografica entrerà sempre più nella stessa vita adulta, ma è una fragilità che entrerà sempre più pesantemente all’interno dei percorsi formativi e professionali. Senza dimenticare gli oltre due milioni di Neet, cioè di giovani che non studiano e non lavorano. Quindi la gravità dell’attuale “degiovanimento”, non ancora politicamente avvertita, di fatto sarà quella che ridisegnerà le ideologie e le prassi dei partiti e delle coalizioni elettorali nei prossimi anni. Un “degiovanimento” sia quantitativo che qualitativo.
Leggendo poi il bel libro “Spatriati” di Desiati, vincitore del premio Strega, sui giovani costretti a lasciare il nostro Paese per cercare opportunità professionali più in linea con le aspirazioni e le alte competenze maturate, il quadro si può dire completo. Desiati parla qui del diritto, non ancora riconosciuto, di questi giovani di “poter rimanere”. Cosa ci dice qui la politica?
Sì, lo sappiamo oggi la politica, come anche tutti noi, è assorbita dalle questioni emerse quest’anno, dopo la pandemia, cioè le conseguenze della guerra e l’esplosione dei costi delle materie prime energetiche, ma i fondamentali vanno comunque garantiti. A partire dai dati demigrafici.
Sono più di 100.000 i giovani che emigrano ogni anno. La scuola e l’università li formano, ma il nostro mercato del lavoro per loro non è attrattivo, o è obsoleto.
In alcuni casi, lo sappiamo anche questo, sono scelte libere dei giovani, in altri sono scelte obbligate. Lo stesso vale per i migranti di seconda generazione che preferiscono, ad un certo punto, altri Paesi al nostro. A questo punto, la domanda sorge spontanea: proposte concrete?

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L'autore

Gianni Zen

Gianni Zen, laureato in filosofia, ha dedicato la sua vita professionale alla scuola, prima come docente e poi come dirigente scolastico in importanti scuole del vicentino quali l’Istituto Rossi di Vicenza e il Liceo Brocchi di Bassano. Sotto la sua guida il liceo bassanese ha conosciuto una crescita repentina fino a diventare il secondo istituto d’Italia per numero di ragazzi frequentanti. Persona estremamente attiva, è da sempre sostenitore di una grande riforma del mondo della scuola. In “Spazio Zen” dirà la sua su temi di attualità legati al mondo della scuola e del lavoro.