Intervista a Leonardo Franceschini
Anna Zaccaria
01 dicembre 2025Tra Jazz e Impressionismo
Emergente tra le voci più personali del jazz europeo, Leonardo Franceschini — chitarrista, compositore e autore del nuovo album Music from the Past: a tribute to Federico Mompou — racconta il suo percorso tra ricerca, improvvisazione e radici.
Lo abbiamo incontrato per farci spiegare come nasce il suo stile, perché sceglie l’impressionismo come bussola estetica e come il suo lavoro intrecci musica e territorio.
Leonardo, la tua musica viene spesso descritta come un punto d’incontro tra jazz contemporaneo e impressionismo europeo. Da dove parte questa direzione?
È una strada che ho iniziato a definire durante gli anni di studio al Conservatorio di Vicenza e poi alla Codarts di Rotterdam. Lì ho avuto la possibilità di confrontarmi con docenti e musicisti che incoraggiavano una ricerca personale. Sono sempre stato attratto da autori come Debussy, Messiaen e soprattutto Mompou: nella loro musica c’è un modo di trattare il tempo e il colore che sento molto vicino al mio approccio alla chitarra. Ho iniziato a tradurre quei linguaggi nel jazz, fino a ciò che oggi chiamo New Impressionist Jazz.
Molti giovani musicisti guardano soprattutto alla tradizione americana del jazz. Tu sembri seguire una strada diversa. Perché?
Il jazz americano rimane un riferimento imprescindibile, ma sentivo il bisogno di costruire un ponte con la tradizione europea in cui sono cresciuto. Non volevo rimanere nella logica dell’emulazione; cercavo un’identità più radicata nella mia storia musicale. L’impressionismo, la musica colta, i paesaggi sonori che ho intorno: tutto questo fa parte di me quanto l’improvvisazione...
La tua carriera si è sviluppata rapidamente tra Italia, Francia, Belgio, Tunisia e Paesi Bassi. Quali tappe sono state decisive?
Alcuni festival hanno avuto un ruolo importante: il North Sea Jazz Festival, So What’s Next? a Eindhoven, il Festival d’Annecy, Dinant jazz Festival in Belgio. Sono state occasioni in cui ho potuto presentare i miei progetti e mettermi alla prova in contesti molto esigenti. Ma altrettanto importanti per me sono i concerti nei luoghi più piccoli, dove il rapporto con il pubblico è diretto e la musica può respirare diversamente.
Accanto alla scena internazionale, continui a lavorare molto anche sul territorio. Non è un equilibrio semplice, soprattutto per un musicista giovane. Cosa ti spinge a farlo?
Credo che un musicista oggi debba essere anche un ponte tra comunità e cultura. Per questo collaboro alla direzione artistica di Terre Graffiate e al Montegrappa Jazz Festival. Inoltre, nel 2025, sono stato direttore artistico di Bassano Music Residency, progetto nato dal professor Giuseppe Spolaore. Dieci musicisti newyorkesi sono stati invitati a Bassano del Grappa per creare relazioni, condividere musica e generare nuovi progetti. La prima edizione è stata accolta con entusiasmo, e nel 2026 il percorso continuerà con una serie di eventi e jam session.
La didattica è un altro tassello importante della tua attività. Che ruolo ha nel tuo percorso?
Insegno da oltre dieci anni e tengo masterclass su improvvisazione, interplay e rapporto tra composizione e interpretazione. L’insegnamento mi obbliga a organizzare il pensiero, a riformulare continuamente ciò che faccio. È una parte fondamentale della mia crescita, non un’attività parallela.
Il nuovo album
Arriviamo al tuo nuovo lavoro, Music from the Past: a tribute to Federico Mompou. Perché dedicare un intero progetto a Mompou?
Durante il mio Master di ricerca a Rotterdam mi sono immerso nella sua musica, scoprendo quanto fosse vicina alla mia sensibilità. La sua scrittura è intima, rarefatta, piena di silenzi che parlano. Da qui è nata l’idea di reinterpretarlo con la chitarra prima, e poi con un ensemble più ampio.
Come si è sviluppata la lavorazione dell’album?
Tutto è nato da una residenza artistica di cinque giorni a Cassola. Abbiamo lavorato intensamente, provato, condiviso idee e suoni. Al terzo giorno abbiamo presentato in anteprima il progetto allo spazio Creta; poi abbiamo registrato negli ultimi due giorni all’Art Music Studio con Diego Piotto. Il mix e il master sono stati realizzati a Utrecht da Alessandro Mazzieri. È stato un processo rapido, ma molto concentrato..
Nel disco non ci sono solo arrangiamenti. Ci sono anche brani tuoi. Come dialogano con Mompou?
L’intento non era imitare, ma dialogare. Brani come Intima o CYD VI convivono accanto ai pezzi di Mompou. E poi c’è il Preludio n. 8, dove ho inserito una mia poesia in tre atti, e Secreto, che si apre all’interplay dell’ensemble. Il risultato, spero, è una sintesi tra memoria e contemporaneità.
Quando e dove sarà disponibile l’album?
È uscito in digitale il 31 ottobre e presto arriverà anche la versione fisica pubblicata da LFM Records, con contenuti extra accessibili tramite QR code: una composizione per chitarra sola e un brano dal mio primo EP.
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L'autore
Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.