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Intervista a Giulio Boccaletti, esperto mondiale sul tema dell'acqua

Anna Zaccaria
Anna Zaccaria
25 settembre 2023
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Intervista a Giulio Boccaletti, esperto mondiale sul tema dell'acqua
Giulio Boccaletti, classe 1974, è tra i maggiori esperti mondiali sul tema dell’acqua. La sicurezza idrica e il rapporto dell’uomo con il clima sono temi cui ha dedicato gran parte dei suoi studi e lavori negli ultimi 20 anni. Attualmente è direttore scientifico del Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), dove dirige il più grande istituto di ricerca italiano dedicato alla scienza e all’economia dei cambiamenti climatici. Dopo la Laurea in Fisica all’università di Bologna ha approfondito studi sulla dinamica del clima e sull’oceanografia fisica, ha conseguito il dottorato di ricerca presso l’Università di Princeton, per poi specializzarsi al MIT, dove ha lavorato sulla turbolenza, sulla teoria dell’instabilità e sulla circolazione su larga scala dell’oceano.
Per il suo lavoro sull’acqua, il World Economic Forum lo ha nominato Young Global Leader nel 2014. E’ stato membro del Global Agenda Council on Water del World Economic Forum e del Global Futures Council on Natural Resource Security. Ha fatto parte, inoltre, del gruppo di alto livello dell’OCSE-WWC sul finanziamento delle infrastrutture per un mondo sicuro per l’acqua. 
Il primo libro ACQUA. Una biografia, una storia del rapporto tra società e acqua, è stato pubblicato da Pantheon Books negli Stati Uniti e poi da Mondadori in Italia nel settembre 2021. The Economist lo ha valutato come uno dei migliori libri di quell’anno. È stato tradotto in 9 lingue. Il secondo libro, Siccità, è appena uscito a settembre 2023.
Il 12 ottobre alle 18 presenterà il suo libro alla libreria Palazzo Roberti. 
Essendo un amico lo abbiamo intervistato per una piccola anteprima sui contenuti del libro.

Acqua e siccità sono diventati parole ricorrenti. L’Italia passa dall’alluvione alla siccità a pochi mesi di distanza in un continuo stato di emergenza. Perchè siamo così vulnerabili?
Ci sono 3 ragioni fondamentali.
La prima è che dobbiamo fare nostro un concetto molto semplice: il clima sta cambiando in modo inesorabile e il Meditteraneo, con l’Italia in particolare, sta subendo un cambiamento ancora più repentino. Come scrivo nel mio libro siamo un Paese al confine, un hotspot dove questi cambiamenti si manifesteranno con maggiore frequenza e forza.
La seconda è che Il modo con cui abbiamo gestito la variabilità climatica nel passato era calibrato al limite delle serie storiche, in poche parole le nostre infrastrutture attuali sono state progettate e realizzate considerando dati di piovosità storici ma questi dati non rispecchiano più l’attualità, già prima erano al limite appena sufficienti, ora occorre riprogettare soluzioni.
La terza questione è che abbiamo la tendenza a considerare gli eventi in modo singolo, fuori dal contesto globale, malgrado ci sia l’evidenza di una serie importante di eventi calamitosi, li guardiamo sempre in modo isolato. La dimostrazione di questo è che abbiamo ad esempio due commissari: uno per l’alluvione in Romagna e uno per la siccità. Il problema è unico ed è collegato al cambiamento sul clima e alla gestione della risorsa acqua.

È necessario intervenire a livello infrastrutturale, quali sono le priorità? Come sta agendo la politica in tal senso?
Nel mio libro affermo che in Italia mancano strutture per lo stoccaggio dell’acqua cosa che invece è ben presente in Spagna e negli stati uniti. Questo perchè fino a pochi anni fa le nostre montagne raccoglievano acqua sotto forma di neve e la rilasciavano in primavera estate. L’Italia non è un Paese arido, ha tanta acqua ma non c’è sempre quando e dove serve. Dobbiamo ripensare l’infrastruttura però dobbiamo fare anche dei ragionamenti diversi. Di fronte a cambiamenti così importanti non possiamo ragionare solamente trovando soluzioni per far sì che tutto rimanga esattamente come prima. Si potrebbe decidere di cambiare ciò che si coltiva o di utilizzare l’acqua in modo diverso... in questo caso le priorità infrastrutturali cambiano.  Si possono creare infrastrutture per accomodare un’economia statica oppure decidere di fare cose diverse. La priorità quindi è LA PIANIFICAZIONE ECONOMICA. Chiedersi che cosa si vuole dal nostro territorio in futuro. Definita la pianificazione economica si possono derivare delle priorità settoriali: che stoccaggio ci serve, quanta acqua possiamo tirare fuori dalla falda, che tipo di piante far crescere. La priorità delle priorità è che la gente smetta di guardare al telefonino e cominci a guardarsi intorno e chiedersi cosa vuole vedere attorno a sè.

Tu stai parlando di una nuova economia... i tempi si allungano però e le emergenze di susseguono l’una all’altra...
In 30 anni abbiamo modificato molto il nostro territorio. Negli anni 60 la priorità era risolvere il problema della povertà. La nostra situazione attuale è che se non facciamo nulla avremo situazioni come la Romagna con altissima frequenza, un numero sempre maggiore di persone avranno problemi con l’acqua, se il livello del mare si alza anche la nostra economia basata sulle coste ne risentirà in modo assoluto. Dobbiamo iniziare a fare un dibattito politico sul futuro del Paese anche perchè se non si fa un dibattito serio si rischia di creare infrastrutture sbagliate.

In Italia però tutti guardano al proprio orticello senza una visione oltre i 5 anni...
Il cambiamento climatico sicuramente ci porterà a fare riflessioni e pianificazioni con visione maggiore perché è inevitabile. Questa è stata l’estate più fresca della nostra vita, prima o poi il problema verrà sentito. Io con i miei libri sto cercando di provocare un dibattito in questa direzione.
Prima cominciamo meglio è.

Le decisioni politiche non possono prescindere da una conoscenza approfondita scientifica, immagino che questo sia il ruolo del CMCC…Come giudichi il grado di informazioni e di formazione del cittadino, cosa si può fare in questo senso?
Il CMCC è un’istituzione scientifica, il suo ruolo però non è quello di facilitare decisioni politiche, ma quello di fornire informazioni dati, il meglio che la scienza possa dare a sostegno di discussioni. A fronte di una comunità che vuole discutere di futuro, meglio se alla base ci sono dati scientifici. Ma non esiste istituzione scientifica che possa dirci cosa fare o cosa non fare, come debba essere ad esempio la campagna di Vicenza. Non dimentichiamoci che Dubai esiste e scientificamente non ci dovrebbe essere. Le scelte politiche comportano la costruzione delle infrastrutture adatte e la scienza aiuta a valutare le conseguenze. Quando qualcuno mi dice che libro dovrebbe leggere io dico sempre che il primo libro da leggere è la Costituzione italiana. Noi come cittadini abbiamo delle responsabilità come cittadini attivi. Pensiamo ad esempio alla Repubblica di Venezia come è intervenuta nel territorio per soddisfare alle necessità dei propri cittadini. Quello che per noi ora è un paesaggio naturale è il frutto di un intervento pensato e programmato. La Repubblica ha lavorato per far fronte alle necessità dei cittadini.

Cosa può fare ognuno di noi?
Il cittadino deve avere un ruolo attivo, la politica non ha un ruolo generativo di idee ma ha lo scopo di sintetizzare le proposte e percorrerle. 
Dobbiamo cambiare paradigma, smarcarci dal “qui e ora” e pensare ad un futuro allineato con i pilastri fondanti del nostro Paese. 
Si parla spesso a sproposito di ecologia, ma di quale ecologia stiamo parlando? i territori sono stati trasformati negli anni dalle esigenze economiche degli stati che si sono succeduti. Dobbiamo tenere presente che nulla è immutabile e che i cambiamenti non sono nefasti in assoluto.
Fermare tutto non è la soluzione perchè non è percorribile. il dibattito sul cambiamento climatico è stato delegato ad una ragazzina ora 20 enne. Dobbiamo dare più valore e importanza. Ci vuole un sano realismo e una maggiore concretezza.

Per chi vuole conoscere il dottor Giulio Boccaletti e saperne di più l’appuntamento è giovedì 12 ottobre alle 18 presso la Libreria Palazzo Roberti a Bassano del Grappa

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L'autore

Anna Zaccaria

Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.