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Fanni Guidolin: Parlare di sessualità non deve essere un tabù!

Anna Zaccaria
Anna Zaccaria
27 dicembre 2023
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Fanni Guidolin:  Parlare di sessualità non deve essere un tabù!
Fanni Guidolin abita e lavora a Castelfranco Veneto e da alcuni anni gestisce una pagina Instagram @fanni_greenlover seguita da oltre 84.000 followers in cui parla di sessualità e di affettività. A dicembre 2023 è uscito il suo libro “Fanni Sex Code” in cui ha raccolto le informazioni divulgate con professionalità nella sua pagina. Noi di Occhi Magazine abbiamo voluto dedicarle questa intervista perchè siamo certi che scardinare tabù che questo argomento comporta sia utile anche a rendere sani e corretti i rapporti fra uomini e donne.

Buongiorno Fanni, ripercorriamo velocemente la tua carriera: laurea in scienze infermieristiche con lode, specializzazione in stomaterapia e uroriabilitazione, centinaia di corsi di specializzazione in riabilitazione del pavimento pelvico e docente universitaria a Padova e Ferrara (materia riabilitazione perineale). Consulente sessuale diplomata e iscritta alla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica, scrittrice e autrice. Impegnata attivamente nel sociale. Da cosa è nata l’idea di fare informazione in ambito sessuale?
Tutto quello che faccio è nato grazie al lavoro che svolgevo in ospedale con i pazienti stomizzati, reduci da demolizioni chirurgiche molto devastanti, che si ritrovavano con una compromissione dell'integrità corporea che coinvolgeva inevitabilmente le relazioni e la sessualità. Nel mio lavoro di riabilitazione entravo con le mani nella loro profonda intimità, zone che nascondono emozioni. Io definisco il pavimento pelvico uno scrigno segreto. Da lì nascevano le confidenze e le richieste di aiuto e di consigli su come riappropriarsi della propria fisicità, femminilità, vita. In quei momenti sentivo che nella mia formazione mancava questo tassello perciò decisi di iscrivermi alla Scuola di Sessuologia Clinica di Willy Pasini di Mestre e di ottenere il diploma di consulente sessuale. Questa formazione mi ha aiutato a dare risposte più appropriate ma anche dei consigli più adeguati. Più parlavo con i miei pazienti, più capivo che tanti argomenti interessavano a tutti, così decisi di aprire il mio profilo social e di affrontare apertamente i tanti temi legati alla sessualità. Più divulgavo informazioni sui social, studiavo e mi preparavo per affrontare con massima competenza i temi, più mi accorgevo che c’era una mancanza di informazione generale sulla sessualità con dei tabù fortemente radicati. Ho deciso quindi di affrontare i vari temi in modo diretto con un linguaggio semplice e a volte ironico per poter arrivare a un pubblico sempre più vasto che a mio avviso non sarebbe stato coinvolto se io avessi utilizzato una comunicazione troppo formale o impostata.
Qual è ancor’oggi il freno maggiore che riscontri nel parlare di sessualità?
Io parlo di sessualità in modo scientifico e tutto ciò che dico è suffragato da ricerche. Ritengo di fare educazione sessuale, non spettacolarizzazione. Il freno lo incontro in chi ascolta ma non sa elaborare l’informazione, in chi non è dotato di cultura personale, in chi fa del pregiudizio la mina vagante sulla tastiera di un computer. Dai tanti commenti che ricevo vedo che questa comunicazione smuove fortunatamente la riflessione all’interno di moltissime altre persone e soprattutto all’interno della coppia e questo è stato un input importantissimo a continuare. Molte persone mi scrivono che da quando seguono i miei consigli hanno migliorato la loro sessualità e il dialogo di coppia. In alcune situazioni mi è stato chiesto di affrontare certi argomenti perché uno dei due partner doveva dire qualcosa all’altro ma non aveva il coraggio di affrontare il problema. In tante coppie c’è un grande tabù legato alla comunicazione di ciò che piace o non piace perché si ha paura di offendere l’altro o perché si ha paura di essere giudicato in modo “strano” dall’altro. Ancora oggi oltre il 40% delle donne finge l’orgasmo e questo è assurdo. Ecco perchè bisogna parlare tanto di sessualità e aprirci mentalmente alla conoscenza. I genitori, in primis, devono essere “educati al dialogo corretto” affinchè possano crescere figli consapevoli e intelligenti.
Ci sono differenze di approccio fra uomini e donne?
All’inizio ero seguita in larga maggioranza da donne che si confidavano con me e mi chiedevano aiuto. La donna ha cominciato a desiderare una sessualità appagante e non più subita come poteva essere in epoche anche recenti. Ora anche la componente maschile è di molto aumentata (forse gli uomini sono spinti dalle compagne?). Ricevo principalmente richiesta di aiuto da parte loro per salvare la relazione nei momenti in cui si accorgono che la compagna ha perso il desiderio sessuale. Un aspetto però determinante e di cambiamento positivo è che gli uomini, generalmente, pur attaccati e criticati si stanno mettendo seriamente in discussione.

Quali sono le criticità maggiori che riscontri lavorando con le coppie?
Quando incontro le coppie, quello che riscontro è la perdita dell’amore romantico: la coppia viene per un problema di sessualità ma indagando si capisce che c'è una dimenticanza di come è stata la sessualità all'inizio della relazione. Manca il dialogo e così si finisce per dire “lei non mi capisce”, “lui non mi capisce”, “lui allunga la mano e pretende che io sia pronta”. Gli aspetti peculiari dell'amore romantico sono il bacio, il complimento,  l'abbraccio, il massaggio, le carezze che sono fondamentali per l'eccitazione femminile. Sedurre, conquistare, colpire dapprima il cervello delle donne, sembra essere diventato un esercizio difficilissimo per gli uomini. Nelle mie consulenze di coppia sprono i partner a seguire un percorso di sex therapy, a prestare attenzione a questi aspetti indicando degli esercizi e spesso questo fa scattare qualcosa che porta al superamento del problema. Io non sono però una psicoterapeuta e se ne riscontro la necessità indirizzo la coppia verso uno psicoterapeuta sessuologo.
Secondo te si sta sciogliendo il tabù del chiedere aiuto?
C’è ancora tanto lavoro da fare in questo senso perchè è difficile trovare qualcuno che ti ispiri fiducia su un’argomento così intimo. I social mi hanno aiutato molto perchè chi mi contatta mi conosce già e così è più facile entrare in empatia. Nelle mie sedute ci diamo del tu e questo aiuta la comunicazione. Più la coppia o le persone si aprono e riescono a spiegare il loro problema più li posso aiutare in modo efficace.

Come dicevi, i social sono fondamentali per il tuo lavoro di divulgazione... non senza difficoltà però. Come riesci a gestire gli immancabili haters?
Io reagisco con educazione, gentilezza e silenzio. Non mi abbasso a certe risposte, non sono riottosa per carattere. Spesso non cancello neanche i messaggi e a difendermi ci pensano i followers. Alcuni mi attaccano su banalissimi difetti fisici o sul mio fantomatico femminismo (io mi considero realista invece) e questo è proprio il tipico esempio di violenza di genere.

È passato quasi un anno dagli attacchi che ti sono stati fatti dall’azienda ospedaliera in cui lavoravi. Hai avuto la grandissima capacità di trasformare la crisi in opportunità.
Sì, è proprio così! L’Asl ha denunciato la mia presenza social e ha definito i miei contenuti sessuali “lesivi di immagine pubblica”, alcuni mesi prima ero stata definita dalla stessa dirigenza uno dei fiori all’occhiello dell’Asl. Non ti nascondo di aver passato due mesi di depressione e avvilimento. A un certo punto mi sono detta che tutta la mia professionalità non si poteva sgretolare per colpa del bigottismo. A darmi la forza sono stati i miei followers aumentati tantissimo in quel periodo (hanno creato anche l'hashtag #iostoconfanni), e il supporto del mio ordine degli infermieri, che pur in silenzio, ha considerato la mia sfida un atto di coraggio ed esempio. “Fanni, lei cambierà la storia dell’infermieristica” mi ha detto il presidente dell’Ordine del Veneto. In un primo momento io avrei voluto ritornare a lavorare con i miei pazienti all'interno dell’ospedale ma ho vissuto la vicenda come una grandissima violenza morale e professionale nei miei confronti e così in 48 ore ho deciso di dimettermi.
A dicembre è uscito il tuo libro “Fanni Sex Code” che sta riscuotendo un grandissimo successo. Com’è nato il progetto?
Subito dopo le mie dimissioni sono stata contattata dalla casa editrice Eifis editore che mi ha convinta a scrivere il libro a partire dai miei video su Instagram. Una delle due titolari è una psicoterapeuta e fin da subito abbiamo avuto grande empatia. Il libro è stato scritto per i giovani e le coppie giovani. Dal libro è nato poi il format “Sessualità senza tabù” che è un format di divulgazione scientifica fatta nei teatri. Il 23 febbraio 2024 sarò al Teatro Remondini di Bassano del Grappa. Gennaio sarà anche il mese delle presentazioni in libreria, sarò ospite in varie città del Veneto e dell’Emilia. L’8 marzo sarò a Copenaghen, uno dei paesi con la più alta parità di genere, per parlare ancora di sessualità senza tabù.

Cosa possiamo fare per rendere più efficace la comunicazione sulla sessualità?
Dobbiamo educare i genitori prima ancora di rivedere i programmi delle scuole. Io la vedo come un’esigenza culturale: i genitori devono essere pronti a dare risposte appropriate e prevenire le domande non appropriate. Se io come genitore sono formato darò informazioni corrette e i miei figli saranno più consapevoli. Troppi genitori delegano le proprie responsabilità alle scuole. Capisco che non si sentano pronti, l'argomento è sicuramente scomodo e per queste esigenze sto lanciando dei corsi sulla sessualità: uno è dedicato ai più piccoli (dagli 11 ai 14 anni) e un altro per i ragazzi dai 15 ai 17. A questi corsi devono partecipare i ragazzi accompagnati dai genitori. Le richieste sono già tantissime, tanti genitori vogliono essere aiutati da chi è esperto e ha la formazione giusta per farlo. Questo è un atteggiamento intelligente e concreto. Le stesse serate di “Sessualità senza tabù” sono molto partecipate e il pubblico è estremamente eterogeo, ci sono anche nonni che si informano per i nipoti. La prima cosa da fare per comunicare la sessualità in modo efficace è smettere di pensare che non se ne possa parlare! Spero che questo lungo articolo possa aiutare la gente a scardinare piccoli preconcetti. Il tema della sessualità è strettamente collegato a quello dell’affettività e più riusciamo a dare formazione a ragazzi e ragazze più possiamo sperare che la piaga della violenza di genere si riduca sempre più.


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L'autore

Anna Zaccaria

Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.