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Chissà cosa direbbe Adriano

Sebastiano Zanolli
Sebastiano Zanolli
27 settembre 2022
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Chissà cosa direbbe Adriano
Christine Porath, professoressa di management alla Georgetown University e autrice di "Mastering Community: The Surprising Ways We Move from Surviving to Thriving Together", scrive su Harvard Business Review di come la comunità aziendale, definita come un gruppo di individui che condividono una preoccupazione reciproca per il benessere reciproco, si sia dimostrata difficile da coltivare e fare prosperare negli ultimi tempi specialmente per coloro che lavorano virtualmente.
In un sondaggio attraverso “The Conferences for Women”, un'organizzazione statunitense che promuove l'influenza delle donne sul posto di lavoro e non solo, è stato chiesto a quasi 1.500 partecipanti come si sia evoluto il loro sentirsi parte di una comunità sul lavoro prima e dopo la pandemia.
Il risultato, tralascio molti dettagli, mostra come questo sentimento sia calato del 37%, quindi sia in forte flessione.
Insomma l’azienda negli USA sembra perdere pezzi quanto a rappresentare una comunità.
Questo porta a maggiore probabilità di essere stressati, meno motivati, ad abbandonare il lavoro e via così.
Al contrario sentirsi parte di una comunità sul lavoro ha un effetto positivo anche sulla qualità della vita delle persone fuori dal lavoro.
Vengono illustrati modi in cui le aziende hanno costruito con successo un senso di comunità:
• organizzare programmi di coaching in cui alcuni i dipendenti fungono da coach nella loro materia preferita anche extra lavorativa per gli altri dipendenti;
• convocare i dipendenti per eventi esterni che creino memorie belle da ricordate al di fuori del lavoro;
• mangiare o cucinare insieme;
• trovare modi per essere collegati alla comunità civile locale e alle sue iniziative;
• creare esperienze virtuali online condivise tra i membri dell’azienda (all’incirca come si tiene attiva una community sui social con notizie e domande);
• insegnare collettivamente alle persone a fare più pause e riposare meglio per gestire la loro energia fisica, emotiva e mentale durante periodi particolarmente intensi.
Suggerimenti da contestualizzare e che dietro a una certa semplicità indicano come le comunità aziendali abbiano necessità di reale linfa, di attività, impegno e una certa dose di “ludicità” per sopravvivere.
Non dubito che siano buoni consigli pratici e direi che provare ad adottarne qualcuno male non può fare. Certo che per molti di quelli come me che si sentono un po’ nipoti orfani di Olivetti, sembra che ci sia anche altro da fare per rinnovare lo spirito di comunità nelle aziende.
La fabbrica di Olivetti è il centro di una comunità che si impegna per creare giustizia, bellezza e cultura e dove il profitto non è l’unico idolo davanti al quale sacrificare tutto il resto.
L’azienda è comunità perché crea e vive attraverso i rapporti che vi nascono creando un ordine sociale accettabile, vivibile, umano e sostenibile.
Chissà cosa ne direbbe Adriano Olivetti oggi dei consigli americani.

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L'autore

Sebastiano Zanolli

“Fare raggiungere ad individui e squadre i propri obiettivi professionali, mantenendo la propria umanità” è la ricerca e la sfida che Sebastiano Zanolli si è dato negli ultimi 25 anni e che continua ad approfondire. Un caso abbastanza raro di formatore che continua testardamente a lavorare in azienda fondendo la pratica con la teoria. Nato nel 1964, dopo la laurea in Economia presso l’Università Ca’ Foscari, ha maturato esperienze significative in ambito commerciale e marketing, ricoprendo posizioni di responsabilità crescente: ha occupato i ruoli di Product Manager, Brand Manager, Responsabile Vendite, Direttore Generale ed amministratore delegato di brand di abbigliamento in aziende come Adidas e Diesel. Si è occupato di politiche di Employer Branding come consulente di Direzione e presta la sua opera sulle strategie e progetti di Heritage Marketing. È autore di 7 volumi di grande successo: “La grande differenza” (2003), “Una soluzione intelligente” (2005), “Paura a parte” (2006), “Io, società a responsabilità illimitata” (2008), “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” (2011), “Aveva ragione Popper, tutta la vita è risolvere problemi” (2014), “Risultati solidi in una società liquida” (2017). Tutti i libri sono editi dalla Franco Angeli.