Di recente su giornali e tv il tema ricorrente è: cosa resterà degli anni '80?
Nel mondo, a partire dalla fine degli anni '70 agli anni '90, tra crisi del petrolio e grandi incertezze politico-economiche, dopo il boom dei decenni precedenti, esplode la post-modernità. Questo periodo scandisce uno spazio di fragilità e insieme ricchezza, di scambio, crisi di identità e saccheggio linguistico e culturale, di spaesamento e creatività accelerata. È il crollo definitivo delle ideologie: non c’è più una prospettiva unica, né una visione solida a orientare la lettura del mondo e delle cose. Gli eventi e le persone che caratterizzano gli anni '80 sono molti. Tra i personaggi noti, troviamo i politici Ronald Reagan, Michail Gorbaciov, Margaret Thatcher, tra le tragedie, Cernobyl, Piazza Tienanmen, la guerra nell'ex Jugoslavia e l'evento felice della caduta del Muro di Berlino; tra i film The Blues Brothers, E.T. l’extra-terrestre, Shining e The Wall dei Pink Floyd, nella musica si impongono i Duran Duran, Michael Jackson, Madonna, U2 e il mega concerto evento di Live Aid del 1985. Nella tecnologia arrivano il Personal Computer, lo Space Shuttle, la video cassetta VHS e il Compact Disc. Con il nuovo decennio si va affermando sempre più uno stile di vita percepito come frivolo, che ha come obiettivo la felicità individuale e che persegue l'affermazione personale. Esso indica una scelta artistica che “cita”, spesso in una rete di rinvii colti, la pittura e l’arte del passato, con particolare riferimento all’Arte Classica. Sul finire degli anni Settanta, però, il sentimento comune è quello di una repentina perdita dell’idea di Arte come ricerca di un altrove, sembra non esserci altra alternativa che un ritorno alle origini, una necessità che, come è già stato detto, si sviluppa prettamente nella pittura. Alcuni artisti diventano “citazionisti” e “anacronisti”, si nutrono di esperienze passate, ma ne rifiutano un certo tipo di sperimentalismo, tipico degli anni precedenti. I templi, le colonne, gli dei, gli eroi tragici, le ninfe pagane, le veneri, gli androgini, le figure alate, gli animali fantastici, i frammenti del corpo, i busti acefali sono tutti icone di classicità, o presupposti formali, evocativi di indubbio fascino, che suggeriscono variazioni sull’idea dell’antico. Il classico, ovvero la tradizione figurativa della cultura occidentale, è una fonte inesauribile d’ispirazione per licenze poetiche. Il tema, apparentemente facile, cela inganni e induce a riflettere sulla permanenza del passato nel moderno, nel pensare l’Arte; il ritorno alla memoria classica, all’ordine, alla nostalgia della perfezione dell’immagine. Il padre degli artisti definiti “anacronisti” o “citazionisti”, è l'italiano Giorgio De Chirico (1888-1978). Si affermano altresì in questo periodo gli artisti: Carlo Maria Mariani (1931-2021), che si esprime senza copiare direttamente da opere del passato e questa caratteristica lo rende un pittore le cui opere sono sospese in un non-tempo con forti componenti oniriche; Vector Pisani (1934-2011), invece, usa un metodo che consiste nell'appropriarsi di elementi desunti da altri artisti e dalla storia dell'arte, reinventandoli: crea mediante la citazione, mettendo sotto analisi non il mondo, ma il linguaggio; David Salle (1952), pittore, incisore e scenografo statunitense, concilia il mondo delle belle arti con le immagini dei mass media. Descrive il mondo e la vita americana per mezzo di immagini erotiche prese da riviste, mischiandole in diversi stili, al punto di non avere la sensazione di osservare qualcosa di pornografico.
Gli inizi degli anni ’80 sono caratterizzati dal ritorno di una “Nuova Pittura” europea, che rappresenta la volontà di una generazione di riscoprire la forza della propria dimensione individuale. La Nuova Pittura recupera un linguaggio tradizionale (pre-avanguardista) con uno spirito sfacciatamente moderno. A differenza del puro citazionismo, gli artisti aderenti a questa corrente si muovono con un atteggiamento di totale reversibilità tra tutti i linguaggi del passato senza alcun rigore, ma con una leggerezza individuale che ci dà l’idea di quanto siano magnificamente contemporanei questi maestri. Negli artisti di questi due decenni vi è l’obiettivo di reinventare la pittura o di creare una nuova pittura contemporanea, semplicemente utilizzano la pittura come un a-priori dell’Arte, un archetipo al quale attingere al bisogno, in assoluta libertà. I riferimenti non sono citazioni, le idee non diventano concetti: il pittore attinge dal profondo, dove l’individuo si mischia con la tradizione, la terra con le muse, e dove il personale si trasforma in verità collettiva, in una sorta di "meticciato", formato dalla ricerca delle avanguardie di inizio XX secolo e il bisogno di ritrovare basi stilistiche e intellettuali più certe. Un fenomeno degli anni '80 nasce nella Germania occidentale in una ricerca espressiva che ha radici nell'Espressionismo di inizio secolo, prendendo il nome di “Nuovi Selvaggi”. Nasce con giovani artisti che cercano di ricostruirsi una identità. Dopo il dramma della Seconda Guerra Mondiale e la presenza ingombrante della Guerra Fredda, si forma e nasce un agire artistico ricco di forza, per certi aspetti esteticamente violento e sicuramente portatore di provocazione: quello che affascina è la vita notturna, i locali, i luoghi e i mondi della socializzazione, che sono gli stessi in tutte le metropoli del mondo occidentale. Il furore selvaggio del segno diventa un modo per esprimere un vivere straniante e iperstimolante, fatto di balli, sesso, droghe, e aperto a ogni forma di perversione. In Germania, ogni aspetto della cultura della creazione non poteva non tener conto della situazione politica che pochi anni dopo avrebbe subito lo sconvolgimento e la gioia della caduta del muro che divideva Berlino. Nella Germania della fine degli anni '70 e tutti gli '80, un'intera generazione di artisti tedeschi ritorna in massa alla pittura, ispirandosi all'Espressionismo storico, caratterizzato da un rigetto del linguaggio minimalista e concettuale per mettere a punto uno stile fatto di immagini brutali, segni violenti, gesti irruenti. Molti gli artisti che esprimono questo sentire, quali: Anselm Kiefer (1945) artista tedesco, la cui opera è volta alla contemplazione della storia, dei suoi disastri e delle sue memorie. Tuttavia, un simile atteggiamento non prevede rimorsi o rimpianti. Viene accusato di essere filonazista, infatti, accosta disegni ingenui a colori cupi e grossolani che emozionano per le loro fantasiose allusioni al nazismo. Nel 1970 dipinge anche una serie di scorci di paesaggio della cupa campagna tedesca, piena di solchi lungo una raggelante prospettiva lineare, altamente drammatica.
Dagli anni Settanta, Sigmar Polke (1941-2010) artista tedesco, produce opere nate dalla reazione sperimentale di pittura con altri componenti chimici e prodotti vari. Comincia a realizzare serie di lavori fotografici che spesso precedono o accompagnano la sua ricerca pittorica. Con influenze Pop, ne ingrandisce la composizione retinica tipica della stampa, facendone risultare una curiosa rappresentazione della realtà. Georg Baselitz (1938), altro artista tedesco, afferma: ''Sono nato in un ordine distrutto, in un paesaggio distrutto, tra persone distrutte, in una società distrutta. Non ho voluto ristabilire un ordine. Ho visto abbastanza del cosiddetto ordine. Sono stato forzato a mettere tutto in discussione, a essere 'naive', a ricominciare di nuovo.'' Egli è esponente di spicco della pittura espressionista. La sua ricerca pittorica è caratterizzata dalla scelta di colori violenti su quadri dalle grandi dimensioni, in cui prevalgono soggetti familiari e temi pertinenti il disagio e la malattia mentale.
Interessante il libro “PaginaPiegata – introduzione all'arte contemporanea dal 2° dopoguerra ai giorni nostri” presente nelle librerie di Bassano del Grappa e alla Libreria Traverso in Corso Palladio a Vicenza.