ATTUALITÀ
Una rivoluzione decentralizzata
Giacomo Fontana di Fiber
02 settembre 2022In questa e nella prossima rubrica ci addentreremo nel mondo delle blockchain, spiegando cosa sono, come funzionano, dove sono utilizzate e che impatto hanno e avranno nelle nostre vite. Quando sentiamo parlare di blockchain pensiamo alle criptovalute, ma il loro utilizzo sta andando ben oltre, coinvolgendo campi quali ad esempio le filiere alimentari, l’istruzione accademica, alla legittimazione del voto elettorale.
Per iniziare a comprendere cosa si intende per blockchain e come funziona, bisogna fare un passo indietro ed analizzare come vengono salvate e gestite le informazioni online con un sistema “tradizionale”. Pensiamo ad una banca che immagazzina le informazioni online o a Google con la montagna di dati che immagazzina e gestisce ogni giorno: tutte le informazioni vengono centralizzate, ovvero sono salvate tutte nello stesso luogo fisico, o al massimo in qualche sede sparsa per il mondo (Google ad esempio ha 23 data centers sparsi per il globo, di cui solo 9 al di fuori degli USA)1.
Questo tipo di rete centralizzata ha un vantaggio principale, ovvero quello del controllo, della gestione della rete stessa e delle informazioni che contiene, che risultano molto semplici.
Allo stesso tempo però ha degli svantaggi significativi:
- Il semplice fatto che tutta la rete dipenda da un unico luogo fisico implica che qualsiasi tipo di problema a questo luogo comprometterebbe l’intera rete.
- La sicurezza della rete è altrettanto problematica: le informazioni, salvate in modo centralizzato, sono sia facilmente attaccabili (i continui data breach - furti di dati - ne sono un esempio evidente) che modificabili.
- Infine una rete centralizzata è poco flessibile, sia per quanto riguarda le modifiche che per l’adattabilità alle richieste dei suoi utilizzatori.
Arrivano quindi in soccorso i sistemi di reti decentralizzate, o blockchain appunto. Il primo esempio di rete decentralizzata è stata quella dei Bitcoin, che ormai tutti conosciamo, lanciata nel 2009 da Satoshi Nakamoto.
Ma cosa cambia? Come suggerisce il termine “decentralizzata” in questo sistema di reti non esiste più un unico luogo (o pochi data center) che immagazzina tutte le informazioni, ma queste ultime sono sparpagliate e condivise con tutti gli utilizzatori della rete.
Il termine blockchain significa letteralmente “catena di blocchi”, e si riferisce alla struttura di queste reti: ogni “blocco” (o informazione, dato) che viene aggiunto alla rete è collegato al precedente. Più precisamente ogni blocco aggiunto contiene, nella sua costruzione, tutte le informazioni riguardanti i blocchi precedenti ad esso, trasformando così queste reti in una serie di informazioni concatenate ed organizzate cronologicamente, i cui pezzettini sono pubblici e non immagazzinati in qualche server.
Questa struttura garantisce un livello di sicurezza elevatissimo, in quanto per modificare un singolo blocco (che potrebbe essere un contratto di vendita di Bitcoin, per capirsi) bisognerebbe modificare tutti i blocchi successivi ad esso. Cosa praticamente impossibile visto che i blocchi sono divisi tra tutti gli utilizzatori della rete e di dominio pubblico.
Inoltre elimina il problema di guasti, manutenzioni, blackout a cui sono soggette le reti centralizzate, in quanto se un singolo PC viene scollegato, le informazioni che conteneva sono recuperabili dai dispositivi di altri utenti, mantenendo intatta la rete e le sue informazioni in ogni caso.
Infine una rete decentralizzata è estremamente flessibile, essendo gestita da migliaia di dispositivi diversi.
A questo punto è chiaro il motivo per cui sempre più servizi fanno affidamento ad una rete decentralizzata.
Quello che però non abbiamo toccato in questa rubrica, ma che approfondiremo nella prossima, sono tutti i servizi nati grazie alle blockchain e che senza di esse non potrebbero esistere, come ad esempio le criptovalute, gli NFT, il metaverso e il web 3.0.
L'autore
Formatore, educatore e direttore ricerca e sviluppo presso Fiber S.r.l.