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Loris Giuriatti, che storia!

Redazione Occhi
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29 gennaio 2024
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Loris Giuriatti, che storia!

Intervista a Loris Giuriatti a cura di Anna Zaccaria

Ho l’onore di conoscere Loris Giuriatti dal 2015, in questi anni di lui ho apprezzato sempre l’estrema umiltà, la dedizione per il suo lavoro come preside dell’istituto Enaip di Bassano del Grappa, e la grandissima passione per la storia, la Grande Guerra e il Monte Grappa.

In occasione dell’uscita del suo nuovo libro per Rizzoli “La tormenta di San Giovanni” l’ho intervistato per farmi raccontare un po’ di lui.

Come è iniziato il tuo rapporto con il Monte Grappa?

Come tanti sanno io sono padovano di origine e da tanti anni vivo con la mia famiglia a Romano d’Ezzelino. Le montagne dei padovani sono le dolomiti e per gite più vicine l’altopiano di Asiago, mentre il monte Grappa è preso poco in considerazione.
Mio nonno ha fatto la “Guerra Granda” come la chiamava lui, e quando ero bimbo mi raccontava di quel periodo, l’unico ricordo del Grappa è legato al sacrario che periodicamente visitavo con i miei genitori per accompagnare il nonno “a trovare i compagni” perché in lui era molto forte il ricordo dei tanti uomini morti per la patria in quella guerra.
Probabilmente è questo il motivo che fin da bambino mi ha legato così tanto agli eventi legati al primo conflitto, così mia moglie Elena una trentina di anni fa all’inizio della nostra storia, mi accompagnò a visitare il museo di San Giovanni e poi su fino a Cima Grappa.

Ricordo che in quel ritorno al sacrario, dopo tanti anni, non ne ebbi una buona impressione: non mi piaceva il fatto che fosse una montagna a senso unico come la definisco io, una montagna chiusa: vi è solo una strada che porta alla cima che sei costretto a percorrere sia per salire che per scendere…

L’amore vero e proprio per il Grappa nacque qualche anno dopo, quando salii sulla cima a piedi partendo dalla Madonna del Covolo per la mulattiera che, passando per l’Ardosetta, porta alla cima. Lo feci piano piano, in quegli anni se prestavi un po’ di attenzione potevi ancora trovare dei reperti della guerra, camminando trovai una suola di scarpone chiodato e lì cominciai a pensare al soldato che aveva indossato quella scarpa.. era sopravvissuto alla guerra o era morto in quella montagna, quanti anni aveva, quali erano i suoi desideri, i suoi sogni prima di finire in quel posto … con questi pensieri giunsi davanti al Sacrario e nel momento in cui lo rividi nella sua imponenza ne rimasi assolutamente rapito e mi ripromisi che avrei fatto qualcosa per onorare quel luogo Sacro alla Patria.

Era il 2009 e in quegli anni il Grappa era una montagna poco frequentata (quasi abbandonata) anche dai cittadini dei comuni vicini, non c’erano guide preparate per i turisti e le poche attività erano affidate alla buona volontà dei gestori delle locande e dei rifugi del Grappa. Così mi adoperai per organizzare un primo corso per giovani guide del Grappa. L’idea era quella di formare ragazzi che potessero accompagnare i turisti e far conoscere le sue tante storie. Di quel primo gruppo ancora oggi ci sono dei ragazzi in attività.

Per quanto mi riguarda mi dedicai molto ad approfondire la conoscenza sulla guerra e il Monte, così conobbi l’associazione “IV Novembre”, ricercatori e rievocatori storici di Schio composta da tanti appassionati di storia e delle nostre montagne. Il Grappa non aveva ancora il suo gruppo di guide specialistiche fatta eccezione di Laura Tabacchi che gestiva il rifugio Bocchette e delle nuove giovani guide formate da Enaip. Nacque così l’idea di organizzare, con il supporto della provincia, il primo corso per accompagnatori sul Grappa, corso che ci impegnò completamente per tantissimi sabati. La sfortuna volle che, quando mancavano poche settimane alla sua conclusione, la competenza di tali corsi passò dalla Provincia alla Regione. Il corso non fu riconosciuto per l’iscrizione nell’albo professionale e il nostro operato poté rientrare solo nell’accompagnamento volontario senza compenso.

Così feci. Visto il mio lavoro nella scuola decisi che era giusto parlare del Monte Grappa ai bambini delle elementari e ai ragazzi delle scuole medie. Il mio primo libro “L’angelo del Grappa” nacque nell’intento di trovare una modalità diversa, magari più accattivante, per avvicinare i ragazzi alla storia del nostro territorio.

Le prime 10 copie del libro da me autoprodotto vennero portate in libreria a Palazzo Roberti a Natale del 2011. In realtà quelle vendute furono 9 perché un amico fra il serio e il divertito mi prese una copia me la fece firmare scrivendoci “copia n°1” e disse “Questa me la tengo, magari diventi uno scrittore famoso”!

A quelle 10 copie ne seguirono tantissime altre, nel 2012 L’angelo è stato il libro più venduto da Palazzo Roberti. Nel 2014 scrissi “Lassù è casa mia” libro dedicato a Palma Viola, moglie dell’ardito Generale Ettore Viola, e “La perla del Brenta”. Poi nel 2018 sono stato contattato da Rizzoli.

Libro Loris Giuriatti L'Angelo del Grappa

Loris Giuriatti - L'Angelo del Grappa

Libro Loris Giuriatti Lassù è casa mia

Loris Giuriatti - Lassù è casa mia

Libro Loris Giuriatti Lo chiamavano Alpe Madre

Loris Giuriatti - Lo chiamavano Alpe Madre

Libro Loris Giuriatti La Perla del Brenta

Loris Giuriatti - La Perla del Brenta

La tormenta di San Giovanni, libro di Loris Giuriatti

Loris Giuriatti - La Tormenta di San Giovanni

Come è nata la tua collaborazioni con questa grande casa editrice?

Nel 2018 mi dividevo fra il mio lavoro di dirigente scolastico, come guida naturalistica, come scrittore di libri legati al territorio e come divulgatore nelle scuole. Il mio primo libro era sempre molto richiesto, sempre molto alto nelle classifiche dei libri più venduti anche se di fatto non avevo una casa editrice. Un giorno ricevetti una telefonata da Arianna Curci di Mondadori. Ricordo che risposi in malo modo perché ero assolutamente sicuro si trattasse di uno scherzo combinatomi dai miei amici. Solo dopo essermi informato capii che Arianna, non solo lavorava veramente per la Mondadori, ma era fra le migliori editor che uno scrittore potesse avere. Lei mi ha seguito nel primo lavoro e oggi è veramente una grande amica.

Prima hai citato Palma Viola, raccontaci della tua amicizia con lei?

Ho conosciuto Palma De Luca, vedova del Generale Ettore Viola, grazie all’amico Claudio Zen che la conosceva bene perché, fino a quando ha potuto, lei veniva sempre ad agosto in Cima Grappa per la commemorazione estiva. Quando uscì la prima edizione autoprodotta dell’Angelo del Grappa le chiesi di scrivermi una presentazione e lei acconsentì. Da quell’episodio iniziammo una lunga frequentazione che si trasformò in una grande amicizia per tutta la mia famiglia. Ricordo bene quando i miei figli, alle prese con la preparazione dell’esame di terza media, si fecero raccontare da lei i fatti più salienti della Prima Guerra mondiale. Palma raccontava la guerra chiamando i protagonisti per nome e i miei figli ne rimanevano interdetti, parlava di Gaetano, di Ettore e non del Generale Giardino o del Generale Viola, era molto divertente.

Per chi non lo sapesse Palma De Luca si sposò con il Generale Ettore Viola a 19 anni e i due avevano ben 42 anni di differenza. Sia con il marito, che morì a 92 anni nel 1986, sia dopo la morte di questo, dedicò la propria vita al ricordo delle grandi imprese della Prima Guerra mondiale e di tutti gli uomini caduti per la nostra Patria.

Era una donna forte e determinata. Prima di morire il marito aveva donato al museo del Risorgimento a Roma tutte le sue medaglie al valore, fra cui quella d’Oro ricevuta dal re Umberto I di Savoia in occasione della battaglia di Ca’ Tasson alla guida degli arditi del Grappa. Nel 2013 questa medaglia venne rubata assieme alla medaglia di Nazario Sauro. Fu chiaramente un furto su commissione e il responsabile non venne mai trovato. Palma era estremamente dispiaciuta nel vedere il vuoto della teca. Io e altri amici decidemmo di fare una copia assolutamente identica della medaglia da consegnare al direttore del Museo. Questo aveva richiesto che la cerimonia di consegna della copia della medaglia fosse fatta in modo assolutamente anonimo… Palma si arrabbiò molto per questa indicazione, era inconcepibile per lei che queste medaglie non avessero il giusto riconoscimento, era inconcepibile che non ci fosse la giusta attenzione da parte dei media. Non so come ci riuscì, so solo che, qualche sera prima del giorno fissato per la consegna, lei mi chiamò e mi dettò tutti gli indirizzi email dei capi redattori e direttori delle testate giornalistiche nazionali. Mi fece mandare una lettera con l’indicazione del giorno e dell’ora esatta, così all’evento si presentarono un buon gruppo di giornalisti e noi, vestiti con le uniformi da ufficiali dell’epoca. La confusione fu molta, i militari presenti ci salutavano perché vedevano i gradi delle divise e ci fu una grande attenzione da parte della stampa. Devo dire che il direttore del museo non gradì molto la cosa, ma Palma non aveva sopportato come lui voleva far passare nell’anonimato sia il furto sia la consegna della copia…

Articolo sul capitano Viola del Corriere della SeraArticolo sul capitano Viola Gazzettino di Bassano

Palma, l’ultima donna eroica del Grappa, aveva una sua missione e si è sempre prodigata per questo: che l’ultimo combattente prima di chiudere gli occhi, possa vedere nel cielo della patria il sole della pace Italiana, il sole della pace europea, il sole della pace universale.
Ecco chi era Palma De luca Viola!!!

Dopo quell’episodio scrissi di getto il mio libro “Lassù è casa mia”, storia di una donna di una certa età che chiede ripetutamente ai figli di essere riportata nelle sue montagne, nel Grappa, ma nessuno la ascolta. Ci riuscirà solo grazie a 3 ragazzi che realizzeranno il suo desiderio… nella cerimonia di consegna la copia della medaglia trafugata fu consegnata proprio da 3 ragazzi, e proprio loro compaiono nei filmati e nelle foto di quel giorno, a perenne dimostrazione che il fallimento delle vecchie istituzioni non è il fallimento delle giovani generazioni.

Fra le tue attività vi è anche quella di guida AIGAE…

AIGAE è l’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, essere Guida è una professione che implica una formazione e la giusta preparazione. Nel 2019 ho fatto gli esami abilitanti e decisi che anche le nostre montagne hanno bisogno di queste figure, per cui ho organizzato il primo corso abilitante. Con orgoglio devo dire che ci sono tutt’ora tanti giovani che decidono di intraprendere questo percorso e diventare guide del Grappa giustamente retribuite. Delle oltre 150 guide abilitate, che abbiamo formato dal 2019 ad oggi, almeno una decina lavora nel nostro massiccio e finalmente il Grappa è una montagna meno sola.

Nel 2022 hai pubblicato “La chiamavano Alpe Madre” a chi è dedicato il racconto?

Dopo la ripubblicazione dell’Angelo da parte di Rizzoli dovevo scrivere un nuovo libro. Dentro di me sentivo di avere un debito con le persone del Monte Grappa, con i gestori dei rifugi, con le tante donne che si stanno prodigando per renderlo vivo e un debito anche con gli altri soldati, quelli austriaci, che si sono trovati lontani dalle famiglie a combattere contro altri ragazzi della stessa età. La chiamavano Alpe Madre è per tutte queste persone.

L’ultimo libro “La tormenta di San Giovanni” è invece dedicato ai tanti senza nome che hanno trovato la morte ma non hanno una lapide che li ricordi.

E cosa fa Loris Giuriatti quando non scrive libri, non fa la guida o il preside?

Io continuo a studiare gli eventi grandi e piccoli legati alla Grande Guerra e alle nostre montagne. Settimanalmente ricevo mail di persone che mi chiedono aiuto per trovare la storia di uomini travolti e scomparsi nel conflitto. Nel 2021 sono riuscito a dare una storia ad un soldato i cui resti erano depositati nel cimitero di Mussolente dentro ad una cassettina in ferro. All’esterno era indicata qualche lettera di un nome, un cognome da ricostruire e la data di morte, è stato un lungo lavoro di ricostruzione ma alla fine sono riuscito a ricostruire la sua storia, la sua provenienza e, anche se non abbiamo trovati parenti in vita, sono molto felice di avere dato la giusta attenzione a questo uomo morto in guerra. La storia del soldato del 309, così lo abbiamo battezzato, è diventato un documentario televisivo visto da migliaia di persone, anche questo è un diverso modo di raccontare la storia.

Nel 2023 sei stato nominato Cavaliere della Repubblica.

È un onore incredibile e mi emoziona molto. Io immagino che questo titolo sia dovuto proprio al mio lavoro di ricerca sulle vite dei caduti in guerra. È un lavoro che mi coinvolge sempre di più, non è facile, ma mi ci dedico al massimo.

E poi

Lavorando ogni giorno con i giovani so che per comunicare in modo efficace con loro è necessario trovare la giusta modalità, ecco perché voglio continuare a creare i miei video che parlano della storia della Grande Guerra con il format “VI portiamo in montagna”. La storia è importantissima per capire l’attualità, è qualcosa di vivo, ma va spiegata e insegnata in modo nuovo.

Ora comincerò a presentare “La tormenta di San Giovanni” nelle varie librerie in Veneto e non solo e poi mi sto già documentando per il nuovo libro che ovviamente è top secret!

Parafrasando lo slogan di un famoso cuoco del nostro territorio: “a Dio piacendo, mai fermarsi!”

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