ATTUALITÀ
Le dinamiche fra collaboratori e datori di lavoro
Redazione Occhi
29 agosto 2024Recentemente i social-network hanno rilanciato una vecchia dichiarazione del milionario Jamie Dimon, amministratore delegato della banca americana JP Morgan Chase: "Conciliare lavoro e vita privata è compito del lavoratore, non dell’amministrazione". In altre parole: se sbrocchi è colpa tua.
Dimon è nato negli anni ‘50 e rappresenta decisamente una vecchia visione del lavoro dove il collaboratore è chiamato a fare di più, mentre il datore di lavoro non è responsabile dell’organico, ma solo del guadagno.
I commenti social sono stati numerosi e di diverso avviso sottolineando il compito manageriale del datore di lavoro perché è l’azienda a gestire il carico di lavoro impegnandosi a non superare il limite, non il dipendente.
C’è anche un altro aspetto: se il manager non si sente in dovere di gestire la qualità di vita della propria scuderia, allora il manager a cosa serve? Siamo di fronte a una nuova linea di pensiero, una nuova visione del lavoro che chiede di valorizzare il collettivo e non il singolo al vertice.
Nella gerarchia aziendale, parlando di costi e ricavi, i dirigenti rappresentano l’investimento maggiore con la minore produttività.
Oggi ognuno di noi ha un cellulare, è raggiungibile in prima persona e può rispondere direttamente del proprio lavoro, c’è ancora bisogno di un direttore che controlli e certifichi la competenza del dipendente?
La stessa esperienza di smart-working in tempo di pandemia ha di fatto sciolto molti dei legami strutturali in azienda, con il vantaggio di statistiche e conferme tecniche sulla reale produttività online.
Il futuro è una struttura più leggera dove lo stipendio andrà a retribuire più l’effettiva competenza e meno le posizioni gerarchiche.
M.F.
Articolo a cura di Domina Consulting
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