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Intervista a Luca Franchetti Personal Soccer

Redazione Occhi
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29 agosto 2024
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Intervista a Luca Franchetti Personal Soccer

Maestro di Tecnica Calcistica

Il calcio, si sa, è uno sport di squadra, e tutti i giocatori concorrono al successo o alla disfatta. È altrettanto evidente però che più la squadra è formata da validi elementi, più sarà “facile” organizzare il gioco per renderlo efficace. La figura del PERSONAL SOCCER lavora in questo ambito, concentrandosi individualmente sui gesti tecnici calcistici.

Luca Franchetti, allenatore di calcio da oltre 30 anni, negli ultimi 4 anni si è dedicato proprio a questa attività. Luca è allenatore qualificato UEFA B e allenatore di Calcio a 5. Attraverso dei corsi appositi si è specializzato sull’utilizzo di uno strumento che si chiama “GingaWall” della società 1VS1. Questa speciale tavoletta è utilizzata dalle squadre di serie A ed è molto utile per allenare gli approcci tecnici da usare nell’uno contro uno. Ha frequentato l’Academy Soccer di Roma e ha la qualifica di preparatore atletico rilasciata dal CONI.

A lui abbiamo rivolto alcune domande per capire meglio di cosa si tratta.

Cosa fa il Personal Soccer?

Il personal Soccer è una figura che va a lavorare sulle capacità coordinative e su tutti i gesti tecnici di base del calcio. Lo fa in modo mirato con un gruppo ristretto di partecipanti, nel mio caso, con un massimo di 5/6 bambini. Normalmente le società di calcio hanno squadre formate da 16/18 elementi e l’allenatore non ha la possibilità di seguire tutti i ragazzi in modo preciso e puntuale. Io invece, visto il numero ristretto di bambini e il tempo a disposizione, mi focalizzo proprio sulla tecnica.

La sua figura, quindi, si affianca a quella dell’allenatore durante le sezioni della squadra?

No, no. Io stesso faccio l’allenatore di due squadre e le seguo nel modo tradizionale. L’allenamento in squadra con il mister fa un certo tipo di lavoro, il mio allenamento ne fa un altro, in un momento distinto dal primo.

Mi spieghi bene com’è organizzato il suo lavoro.

Le sedute di allenamento con il Personal Soccer prevedono un numero ridotto di ragazzi, 5/6 al massimo, a partire dai 7 anni fino ai 12. Ci troviamo il sabato mattina (principalmente a Thiene) ma anche in altre località limitrofe, effettuando sedute di un’ora e mezza per un giusto equilibrio di divertimento e intensità. I bambini iscritti a queste sezioni provengono da squadre diverse, magari sono anche avversari, ma quando si trovano in questi allenamenti si concentrano molto per migliorarsi e si spronano l’un l’altro. Durante l’allenamento, dopo un breve riscaldamento, vengono presentati esercizi che si focalizzano sull’ottimizzazione del movimento tecnico: la ricezione della palla, la sua trasmissione, il tiro in porta, il colpo di testa e molto sulla gestione dell’uno contro uno, su come gestire tale confronto che poi è veramente ciò che fa la differenza in campo.

Perchè secondo lei è importante fare questo tipo di lavoro da piccolini?

I bambini piccoli sono capaci di assorbire le indicazioni tecniche molto facilmente. E la differenza fra chi ha avuto fin da piccolo un’impostazione corretta e chi non l’ha avuta è abissale. Superare un contrasto “uno contro uno”, porta la squadra ad avere un vantaggio numerico in fase offensiva e facilmente questo si trasformerà in un vantaggio in fase conclusiva. Il lavoro tecnico li porta a essere più sicuri individualmente e all’interno della squadra.

Secondo lei, qual è il gesto tecnico più difficile da imparare?

Fra i 7 e i 12 anni sicuramente il colpo di testa in salto presenta notevoli difficoltà. Occorre trovare l’equilibrio in fase di stacco da terra e in volo e poi bisogna gestire l’impatto con il pallone e la testa. A tutto questo si aggiunge anche il contatto con l’avversario. Non posso perdere il contatto visivo con la palla per potermi coordinare e al contempo controllare tutto ciò che mi sta attorno.

Quanto importante è il talento nel calcio?

Come per tutte le discipline, il talento dà un grosso aiuto soprattutto all’inizio. Ci sono i bimbi più portati a giocare a calcio e quelli che fanno più fatica. Normalmente i primi sono anche quelli che si appassionano fin da subito e che cercano di migliorarsi seguendo i miei corsi. Paradossalmente le nostre lezioni specifiche dovrebbero essere seguite dai bimbi più in difficoltà in modo da colmare quel gap dato dalla dote individuale. Attenzione però a sognare già futuri da calciatori professionisti. Il mio lavoro è quello di far giocare meglio i bambini così che si divertano ancora di più nel giocare. La strada per il professionismo è lunga e piena di imprevisti, facciamo in modo che i bimbi vivano questo sport nel modo più sereno possibile.

Quando inizieranno le sue lezioni?

Normalmente io inizio quando le squadre hanno già iniziato la loro preparazione fisica. I bambini iniziano ad allenarsi con la squadra a settembre dopo la partenza della scuola, io propongo le mie sessioni di allenamento tecnico a inizio ottobre.

Gli allenatori capiscono la peculiarità del suo lavoro?

Non sempre è facile far capire che il mio lavoro completa il lavoro fatto dal mister e non è in competizione con quello. Vorrei specificare una cosa molto importante: il mio obiettivo non è quello di scoprire talenti, di fare scouting e spostare i bimbi da una squadra all’altra. Io miro a far migliorare il bambino/ragazzo nella tecnica. Se poi questi miglioramenti li porteranno a esser scelti da squadre di una certa rilevanza ovviamente ne sarò soddisfatto, come lo dovrebbe essere anche l’allenatore della squadra di partenza!


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Sito internet: www.allenareilcalcio.it

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