I Subsonica sono un gruppo musicale italiano nato a Torino nel 1996. Nella loro carriera hanno pubblicato 10 album in studio oltre ad aver vinto numerosi premi e riconoscimenti.
Abbiamo intervistato la band al completo in occasione dell’imminente live all’AMA Musica Festival previsto per il 22 agosto.
Quasi 30 anni di carriera… qual è il segreto?
BOOSTA:
Il segreto dei Subsonica per i 30 anni di carriera sta nell'onestà: nel fare la musica quando ne abbiamo il desiderio e l'urgenza di farlo insieme, e nel rispetto reciproco che, periodicamente, è un po’ come un balletto: c'è un passo avanti, poi un passo indietro ma si impara a muoversi a tempo.
Come nasce una canzone dei Subsonica? Potete descrivere il vostro processo creativo?
SAMUEL:
La musica dei Subsonica nasce in vari modi, non c'è un meccanismo predefinito e che utilizziamo sempre. Solitamente iniziamo buttando giù un po' di getto tutta una serie di idee che entrano in una specie di imbuto creativo, strutturando poi la canzone. Siamo molto umani nella realizzazione della musica e soprattutto abbiamo l'impellenza di equilibrare le nostre diverse attitudini musicali. Il percorso in questa seconda fase - dopo aver raccolto tutte le idee iniziali - diventa più interessante ed intrigante: ci chiudiamo in studio e iniziamo a definire, strutturare e allineare le nostre diverse abilità e approcci musicali.
Come è cambiato il vostro stile musicale nel corso degli anni?
MAX:
Nella fase di scrittura abbiamo fin dall’inizio usato lo studio di registrazione come medium fondamentale. Solo che all’epoca il mio studio, che stava in Piazza Vittorio, era dotato di un computer Atari e di un registratore a nastro. Fino a “Microchip emozionale” quindi passavamo ore a vedere nastri che si riavvolgevano e dischetti floppy disc che pigolavano. In qualche modo la scrittura ne veniva influenzata. Meno idee gettate a caldo su un software e più interazione prima di passare a schiacciare il tasto rec. Inoltre il nostro DNA creativo prevede una sintesi fra i linguaggi più avanguardisti della musica elettronica e la forma canzone, quindi sia dal punto di vista degli strumenti tecnologici, che nella relazione con le nuove frontiere della musica dance, il rapporto con le trasformazioni tecnologiche e di linguaggio è sempre stato stretto e in qualche modo “contemporaneo”. Nella prima fase dal punto di vista melodico e di testi scrivevamo io e Samuel, Boosta interveniva armonicamente e nella costruzione delle basi. Poi man mano abbiamo aperto la collaborazione prima a tre, per poi arrivare a momenti di interazione collettiva.
Avete collaborato con molti artisti nel corso della vostra carriera. Quali collaborazioni vi hanno segnato di più?
VICIO:
Per quanto riguarda le collaborazioni, credo che quella storicamente più significativa sia quella con i Bluvertigo, che ha segnato un momento d’oro per la musica italiana e riporta ad anni che furono in tutto e per tutto magici. Ma, altrettanto emozionante e importante, per me è stato incontrare e avere l’onore di lavorare con Franco Battiato, forse l’artista italiano che ho stimato di più nella mia vita.
Ci sono artisti con cui vorreste lavorare in futuro?
NINJA:
Mi piacerebbe collaborare con Skrillex, sull'elettronica è l'artista che in questo momento ammiro di più.
Ci sono album o canzoni a cui siete particolarmente affezionati?
SAMUEL:
Ognuno di noi ha un album o una canzone preferita e in genere queste cambiano nel tempo, nel senso che ci sono momenti storici in cui sei più affezionato ad un brano o un disco, poi ti riappassioni magari a qualche altro. Rimane però quella sorta di fuoco che ti lega a qualcosa che è anche parte integrante della tua storia, della tua vita, di quello che hai vissuto nel momento in cui scrivevi. Io in particolar modo sono molto legato a “Dentro i miei vuoti”: è una canzone in cui viene completamente “svilita” l'attitudine vocale di un cantante, perché la maggior parte del brano è cantata dentro un vocoder, ed è proprio forse per quel motivo che mi ci sono affezionato, perché ho dovuto in qualche modo trovare un equilibrio fra il concetto di essere un cantante - quindi ascoltarmi cantare e il dover avere una bella voce - e la potenza delle immagini, delle parole che scriviamo. Questa cosa mi è rimasta molto attaccata e ha reso questa canzone una tra le mie preferite. Il disco che amo di più è invece “L’eclissi” perché racconta molto la passione, non solo mia ma anche dei miei colleghi, per l'elettronica, un linguaggio in cui siamo cresciuti e in cui sono esplose tutte le nostre capacità artistiche e musicali.
BOOSTA:
È difficile fare i conti perché sono 10 album in studio, con più di 10-12 canzoni ciascuno, quindi sono circa 140/150 canzoni in totale, e ognuno di noi ha le proprie preferenze e le proprie preferite del periodo. Mi rendo conto che alla fine ci si affeziona sempre a quelle che hanno segnato i tuoi inizi, quindi sicuramente per me “Subsonica” rimane un disco che mi emoziona ascoltare e all’ultimo, “Realtà Aumentata”, perché sei contento del lavoro che hai fatto e soprattutto ti permette di vedere quella traiettoria che è partita ormai 28 anni fa e che ti permette ancora di stare sulla stessa nave.
MAX:
Ognuno ha di certo le sue. Io, che pur tendo a preferire brani scritti a più mani o canzoni proposte dagli altri miei soci, sono affezionato alla mia “Il cielo su Torino”. Ma ci sono affezionato perché mi ha fatto toccare con mano quanto una canzone possa stimolare nelle persone un senso di appartenenza e di comunità, ed è qualcosa che oltrepassa la gratificazione artistica, per arrivare a far percepire anche un “senso” in quello che facciamo. In generale siamo tutti molto affezionati a questo ultimo disco “Realtà aumentata”, che ci ha fatto riassaporare un legame tra di noi e con il nostro pubblico, come non accadeva da tempo.
NINJA:
Ci sono degli episodi della vita artistica dei Subsonica che sono stati incredibilmente visionari, ad esempio i brani “Giungla Nord” e “Velociraptor” del 1996, sarebbero potuti uscire nel 2024 e risultare modernissimi.
VICIO:
Da parte mia, sono molto molto soddisfatto del lavoro fatto su “Realtà Aumentata”, che trovo essere l’album forse più a fuoco degli ultimi anni. Soprattutto per il fatto di averlo realizzato con grande unione tra noi 5 e un clima disteso, creativo e libero. Sono tanto legato in particolare alla traccia “Universo”, una canzone che mi emoziona ogni volta.
I vostri testi trattano spesso tematiche sociali e politiche. Quali sono i messaggi più importanti che volete trasmettere attraverso la vostra musica?
MAX:
Più che “trasmettere messaggi”, proviamo a sciogliere dei nodi. A volte ci sembra che una lettura interessante della realtà passi attraverso la narrazione di alcuni “corto circuiti” che si creano tra le esigenze di trasformazione sociali e le tensioni conservatrici e più ostili al cambiamento. È il caso, nell’ultimo album, di brani come “Pugno di sabbia” che parla della condizione di molti ragazzi italiani di seconda generazione a cui viene negata una cittadinanza e quindi di fatto un’identità. Oppure di canzoni come “Mattino di luce” che parla delle difficoltà sociali e culturali a cui, nell’Italia di oggi, va incontro chi non si riconosce nel genere sessuale attribuito alla nascita. “Nessuna colpa” cerca di stimolare una riflessione sul rapporto tra una certa narrazione politica “tossica” legata ai fenomeni di migrazione e le morti in mare, che oggi contano una media di 5 persone al giorno nel Mediterraneo centrale. Ci sono frasi come “taxi del mare” che copia-incollate mentalmente e diffuse tra social e dibattiti televisivi sono in grado di uccidere. In sintesi per rispondere meglio alla domanda, non cerchiamo di fornire risposte, ma di sollevare questioni.
La canzone Adagio che fa parte della colonna sonora dell’omonimo film ha prima vinto il Soundtrack Stars Award 2023 come miglior colonna sonora all'80ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e quest’anno vi ha portato a vincere il David di Donatello come miglior compositore. Cosa la rende speciale?
BOOSTA:
“Adagio” è un pezzo fortunato, perché nella musica serve anche la magia, e lo dico non perché abbia vinto il David di Donatello - di cui siamo molto contenti - ma perché è nato bello! È un pezzo che a me piace moltissimo e che è nato da una bella melodia, arrivata subito insieme all'armonia, quindi c'è un po' di magia. Se fai musica e continui a farla e hai voglia di farla probabilmente è anche perché senti l'esigenza di rimanere ancora un pochino fanciullo, e per questo - quando ascoltiamo qualcosa - ci piace impressionarci ed emozionarci.
Come vedete il ruolo della musica nella società contemporanea?
SAMUEL:
La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale, non solo per la società contemporanea ma per tutte le collettività esistenti, da quando i cavernicoli battevano le ossa di mammut sopra le pietre, passando attraverso le tribù indiane che si radunavano attorno a un fuoco, per arrivare poi ai rave e raduni techno e ai concerti di oggi. Si evince che la musica è da sempre pulsazione indispensabile e necessaria per il genere umano, poi nel tempo ha preso svariate utilità: c'è chi la usa ovviamente per fini remunerativi, c'è chi li usa invece esclusivamente per fini artistici. Per noi da sempre è importante ritornare alla pulsazione della musica, abbiamo sempre scritto musica per poi vederla ballata dal vivo sotto i nostri palchi. Ecco, noi ci sentiamo un pochino più vicini ai cavernicoli che suonavano le ossa sulle pietre. Che spettacolo sarà quello ad Ama Festival?
VICIO:
Sul palco dell’Ama Festival si vedrà e ascolterà una versione dei Subsonica proiettata verso il futuro (“Realtà Aumentata” viene eseguito quasi per intero), grazie anche ai visuals curati dal collettivo High Files, ma con i piedi ben saldi nelle fondamenta dei classiconi del “passato”. E attenzione che siamo sempre più energici!
Prossimi progetti?
NINJA:
Mi piacerebbe iniziare subito a lavorare ad un nuovo album dei Subsonica, sulla scia di questo momento molto positivo della band.