Quante volte abbiamo dimenticato una password o confuso un codice? Con decine di account da gestire ogni giorno, le credenziali sono diventate un peso costante. Le passkey promettono di alleggerire davvero questo carico: tutti ne parlano, ma pochi hanno chiaro come funzionano e perché potrebbero segnare la fine delle password tradizionali.
La passkey è, in sostanza, una chiave di accesso che sostituisce la password usando crittografia a chiave pubblica e privata. La chiave pubblica rimane sul servizio a cui vogliamo entrare, mentre la chiave privata resta nel nostro dispositivo e non lo abbandona mai. Quando accediamo non digitiamo nulla: confermiamo l’identità con volto, impronta o un dispositivo, e il sito verifica la corrispondenza senza ricevere la chiave privata né i nostri dati biometrici.
Rispetto ai metodi attuali la differenza è netta: la password è un codice segreto da ricordare e digitare (come tale dimenticabile e rubabile); l’autenticazione a più fattori combina di solito la password con un codice temporaneo; la passkey, invece, elimina i codici segreti e lega l’accesso a qualcosa che siamo (biometria - impronta digitale o volto) o possediamo (token o dispositivo). Questo taglia le gambe al phishing, ai keylogger e al riutilizzo pericoloso delle stesse credenziali su più siti: non si digita, non si condivide, non si dimentica. Anche se un servizio subisce una violazione, la sola chiave pubblica sottratta non basta ad aprire il nostro account.
I vantaggi si vedono subito nella pratica quotidiana: l’accesso diventa rapido, perché basta un gesto familiare; diventa semplice, perché spariscono regole complicate e cambi periodici; diventa più inclusivo, perché aiuta chi ha difficoltà di memoria, di scrittura o di vista. Diminuiscono gli errori, i blocchi, i reset forzati, e si riducono i rischi legati ai comportamenti umani più comuni, come riutilizzare la stessa password ovunque.
Non mancano, però, criticità da considerare. Il supporto non è ancora universale e siamo in una fase di transizione: molti servizi offrono la passkey accanto alla password classica. La perdita o il furto del dispositivo non sono problemi insolubili, ma vanno previsti in anticipo predisponendo un secondo device, codici di recupero o account fidati. Chi usa ecosistemi diversi potrebbe voler sincronizzare le proprie chiavi con un gestore compatibile, così da mantenere continuità tra smartphone, tablet e computer di marche differenti. La regola prudente è configurare fin da subito almeno un percorso di recupero e attivare le passkey sui dispositivi che usiamo realmente.
L’attivazione è già possibile e gratuita su Google, Apple e sui principali gestori moderni di credenziali.
Le passkey non sono soltanto una misura di protezione più robusta: semplificano la vita digitale. Richiedono un piccolo investimento iniziale in configurazione e consapevolezza, ma in cambio offrono accessi più veloci, meno attrito e una riduzione concreta dei rischi.
Non è detto che le password scompaiano domani, tuttavia la direzione è evidente: sicurezza e semplicità possono davvero coincidere, e le passkey rappresentano oggi la strada più promettente per arrivarci.