L'arte perduta della comunicazione autentica
Sebastiano Zanolli
29 aprile 2025Quando parlare diventa un ponte, non un muro
Hai mai notato come, in questi tempi frenetici, sembriamo tutti connessi eppure mai così distanti? Parlare è diventato facile. Capirsi, molto meno.
In ufficio, a casa, persino tra amici, vediamo lo stesso fenomeno: conversazioni che sono solo scambi di parole, non di significati. Monologhi paralleli. Muri invisibili costruiti frase dopo frase.
Ma c’è una strada diversa.
Cosa cerchiamo davvero
Fermati un attimo e pensa: quando discuti animatamente con qualcuno, cosa desideri veramente? Al di là delle posizioni, ciò che vogliamo è incredibilmente simile. Essere visti. Compresi. Sentirci parte di qualcosa più grande.
Sono bisogni profondamente umani, che trascendono ogni differenza.
Come cambiare la conversazione
Per trasformare i nostri dialoghi in qualcosa di autentico, ecco tre mosse che fanno la differenza:
1. Crea un luogo sicuro. Non sto parlando di cuscini e luci soffuse. Parlo di uno spazio psicologico dove dire “non sono d’accordo” non significa dichiarare guerra. Dove ammettere di non aver capito non equivale a sentirsi inadeguati.
2. Pratica l’ascolto che trasforma. È quell’ascolto che non prepara già la risposta mentre l’altro parla. Che mette in pausa l’urgenza di avere ragione. Che rispetta il silenzio. Che fa domande vere, non per intrappolare ma per comprendere.
3. Condividi storie, non solo opinioni. Le opinioni dividono, le storie connettono. Quando smettiamo di scambiarci dati e iniziamo a raccontarci, qualcosa cambia.
Una tecnica che funziona sempre
Ho sperimentato questo approccio con team in crisi profonda, dove la comunicazione era completamente interrotta. La soluzione più efficace? Chiedere a ciascuno di raccontare un momento in cui ha imparato cosa significa collaborare davvero.
Le risposte sono sempre sorprendenti. C’è chi parla della squadra sportiva dell’adolescenza. Chi racconta di un progetto comunitario. Chi ricorda una sfida familiare affrontata insieme.
D’improvviso, le persone smettono di essere “colleghi difficili” o “capi impossibili” e tornano a essere esseri umani con storie. Con fragilità. Con sogni.
Un esercizio per tutti
Prova oggi stesso. Nella prossima conversazione difficile, invece di concentrarti sugli argomenti, chiedi all’altro di raccontarti una storia legata al tema. E poi ascolta. Davvero. Senza preparare la replica.
Raccontarsi, anche solo per un istante, è smettere di combattere. È iniziare a costruire.
Non è facile, non è veloce. Ma è il lavoro più importante che possiamo fare in questo tempo frammentato. A casa, al lavoro, nella società.
Perché dietro ogni conflitto c’è un’occasione preziosa: quella di riconoscere l’umano, lì dove prima vedevamo solo l’avversario.
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L'autore
“Fare raggiungere ad individui e squadre i propri obiettivi professionali, mantenendo la propria umanità” è la ricerca e la sfida che Sebastiano Zanolli si è dato negli ultimi 25 anni e che continua ad approfondire. Un caso abbastanza raro di formatore che continua testardamente a lavorare in azienda fondendo la pratica con la teoria. Nato nel 1964, dopo la laurea in Economia presso l’Università Ca’ Foscari, ha maturato esperienze significative in ambito commerciale e marketing, ricoprendo posizioni di responsabilità crescente: ha occupato i ruoli di Product Manager, Brand Manager, Responsabile Vendite, Direttore Generale ed amministratore delegato di brand di abbigliamento in aziende come Adidas e Diesel. Si è occupato di politiche di Employer Branding come consulente di Direzione e presta la sua opera sulle strategie e progetti di Heritage Marketing. È autore di 7 volumi di grande successo: “La grande differenza” (2003), “Una soluzione intelligente” (2005), “Paura a parte” (2006), “Io, società a responsabilità illimitata” (2008), “Dovresti tornare a guidare il camion Elvis” (2011), “Aveva ragione Popper, tutta la vita è risolvere problemi” (2014), “Risultati solidi in una società liquida” (2017). Tutti i libri sono editi dalla Franco Angeli.