Immagina di parlare ogni giorno con una persona: messaggi, telefonate, forse anche incontri. Poi, all’improvviso, silenzio. Nessuna risposta, nessuna spiegazione, come se l’altro fosse scomparso nel nulla. È questo il c.d. ghosting, un termine sempre più comune nel nostro lessico digitale.
Il termine deriva dall’inglese ghost (fantasma) e descrive un comportamento tipico delle relazioni moderne – non solo sentimentali – in cui una persona interrompe bruscamente ogni comunicazione con un’altra, senza alcun preavviso o motivazione. Come un fantasma, appunto, svanisce nel nulla, lasciando l’altro con un mucchio di domande senza risposta.
Perché se ne parla tanto? Perché il ghosting non è solo una “scortesia” digitale: è un’esperienza emotivamente forte, capace di lasciare chi la subisce in uno stato di confusione, ansia e frustrazione. Tra i giovani, è diventata una delle forme di cyberbullismo. Tra gli adulti è, talvolta, una forma di violenza psicologica. Nei rapporti tra genitori separati, costituisce un modo per impedire all'altro genitore di partecipare alla vita dei figli. Nelle coppie, diventa un modo per "punire" il parnter.
Eppure, come spesso accade nel mondo del web, dietro a un fenomeno problematico si posso nascondere, a volte, anche spunti interessanti. Il ghosting, ad esempio, può essere una forma estrema di autodifesa: se si è coinvolti in una relazione tossica o potenzialmente pericolosa, sparire può essere l’unica soluzione possibile per proteggersi. In contesti professionali, l’interruzione silenziosa può rappresentare una chiusura implicita, seppur poco elegante (che, personalmente, sconsiglio).
Nonostante alcuni profili di potenziale utilità, nella maggior parte dei casi il ghosting è un comportamento spiacevole, violento e capace di generare danni reali. Chi viene “ghostato” può sviluppare insicurezze, senso di inadeguatezza, timore di nuove relazioni. Nei più giovani, il ghosting può alimentare il senso di solitudine e compromettere la fiducia negli altri. Sul piano psicologico, il non sapere perché si è stati esclusi lascia una ferita aperta difficile da rimarginare.
Il ghosting è anche un esempio evidente di come la comunicazione digitale, pur essendo veloce e continua, possa mancare di empatia. Spegnere uno schermo è facile. Guardare qualcuno negli occhi e dire “non fa per me” richiede coraggio.
Attenzione, però: non confondiamo il ghosting con il diritto di non rispondere: il fatto di essere tutti in ogni momento raggiungibili online, infatti, non comporta necessariamente un obbligo di risposta a tutti i messaggi che riceviamo.
Nel nostro piccolo, possiamo contribuire a rendere il web un posto più umano ed empatico: se sentiamo il bisogno di chiudere una relazione o una comunicazione, proviamo a farlo con rispetto. Basta anche un messaggio sincero: “Credo sia meglio non sentirci più, ti auguro il meglio.” Un piccolo gesto di maturità può evitare grandi sofferenze.
In un mondo dove le connessioni si creano (e si spezzano) con un clic, impariamo a non trattare le persone come notifiche da silenziare. Ogni relazione, anche breve, merita rispetto. E ogni addio, se detto con gentilezza, fa meno male.