Misurarsi con un libro di McEwan è un atto che può richiedere impegno, certo, ma che procura sempre una grande soddisfazione. Spesso i romanzi del grande scrittore inglese descrivono situazioni scomode, quasi disturbanti, e quest’ultima opera non fa eccezione. La vita, segnata in modo indelebile, di Roland, (forse) uomo delle occasioni perdute, è anche un viaggio attraverso la storia del nostro continente, e in particolare della Gran Bretagna, dal secondo dopoguerra a oggi. E naturalmente la descrizione di fatti storici fa emergere le opinioni, soprattutto legate agli anni più recenti, del protagonista e dello stesso autore. In “Lezioni”, manco a dirlo, la qualità della scrittura è altissima. Nella mia opinione, il romanzo definitivo di McEwan.
Figlio del capitano Robert Baines, autoritario veterano della Seconda guerra mondiale ora di stanza in Nord Africa, e di sua moglie Rosalind, Roland fatica a capire perché a soli undici anni gli tocchi lasciare le pietre calde e la pazza libertà di Libia, e il fianco tiepido di sua madre, per affrontare un’istruzione rigorosa e solitaria nella fredda Inghilterra. Là faticherà a capire che cosa voglia da lui Miss Miriam Cornell, la temibile insegnante di pianoforte del collegio, che punisce le sue manchevolezze con pizzicotti dolorosi e imbarazzanti e premia i suoi successi con languidi baci sulla bocca, e con gli uni e gli altri in egual misura lo terrorizza e lo attrae. Sarà poi la sua moglie anglotedesca Alissa a confonderlo e straziarlo quando, a pochi mesi dalla nascita del loro bambino Lawrence, abbandonerà marito e figlio al loro destino senza una spiegazione. Roland passerà il resto della vita a interrogarsi su di sé e sulla «natura del danno» che le tre donne – madre, insegnante, moglie – gli hanno procurato. Chi è davvero Roland Baines? Il giovane prodigio del pianoforte il cui straordinario talento è stato frustrato dai soprusi di un’insegnante, o l’indolente pianista di piano-bar che ha rinunciato alle sue ambizioni per pavidità? È il figlio di genitori intransigenti ma amorevoli, o il fratello di bambini come lui defraudati dei loro diritti da una madre degenere? È il marito di una donna spietata che immola gli affetti piú cari alla sua arte, o è il soffocante groviglio di bisogni che l’ha costretta alla fuga? L’aspirante scrittore amante della grande letteratura, o il ladro di frasi altrui con cui confezionare biglietti per ricorrenze a pagamento? Il padre premuroso e sempre presente, o l’ostaggio imprigionato in una paternità accollata? È il bambino vittima di abusi o il giovane «incline all’intimità» e alla felicità dei sensi? È tutte queste cose insieme, forse, essere poliedrico come il secolo che la sua vita attraversa? Dalla Crisi dei missili di Cuba alla caduta del Muro di Berlino, dalla glasnost al thatcherismo, dall’invasione dell’Iraq alla pandemia da Covid, Roland pare fluttuare da un’esperienza alla successiva a motore spento, sospinto dalla sola forza dei venti. Ma strada facendo qualche lezione la impara, se alla fine di tutto può approdare a una nuova curiosità d’amore, portato dalla mano piccola di una bambina in cui depositare una lunga eredità.
Ian McEwan è autore di due raccolte di racconti: Primo amore, ultimi riti (Somerset Maugham Award 1976) e Fra le lenzuola; un libro per ragazzi: L’inventore di sogni; un libretto d’opera: For You; i saggi Blues della fine del mondo e Lo spazio dell’immaginazione e la raccolta di saggi Invito alla meraviglia (che contiene anche Blues alla fine del mondo); il romanzo breve Il mio romanzo viola profumato e i romanzi Il giardino di cemento, Cortesie per gli ospiti, Bambini nel tempo (Whitbread Novel of the Year Award 1987), Lettera a Berlino, Cani neri, Amsterdam (Booker Prize 1998), Sabato, Solar, Miele, Nel guscio, Macchine come me, Lo scarafaggio e Lezioni. Dai romanzi L’amore fatale, Espiazione, Chesil Beach e La ballata di Adam Henry sono stati anche realizzati adattamenti per il grande schermo. Tutti i libri di Ian McEwan sono pubblicati in Italia da Einaudi.
Se siete appassionati di avventura e di storia americana questo è un romanzo che fa per voi. Romanzo storico, perché Punke, già autore dell’acclamato “Revenant”, è profondo conoscitore della storia del suo Paese e, in questo caso, delle vicende che hanno drammaticamente segnato l’espansione a ovest dei coloni e delle guerre indiane. Chi non è nuovo a letture, siano esse saggi, romanzi o fumetti (Tex e Storia del West in primis), inerenti la frontiera e le guerre fra esercito e nativi non potrà non ritrovare le descrizioni di alcuni soggetti tipici: ufficiali dalla limitata intelligenza, intellettuale e strategica, soldati sacrificati in nome dell’ambizione personale dei suddetti ufficiali, scout dell’esercito, al contrario, profondi conoscitori dei territori e dei pellerossa, e naturalmente i fieri capi e guerrieri delle tribù native. Già, perché in assoluto i protagonisti della vicenda, passata alla storia come battaglia (disfatta) di Fetterman, che precede di qualche tempo il disastro (per gli USA) di Little Big Horn, sono certamente Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo. Un libro da non perdere.
Nel 1866, gli Stati Uniti si sono appena ripresi dalle ferite della Guerra civile. Non c’è tempo però per la pace: una nuova guerra è scoppiata alla frontiera occidentale. È lo scontro tra una nazione giovane e ambiziosa, intenta a realizzare quello che percepisce come il suo «destino manifesto», e le tribù native che in quelle terre vivono da millenni. Ma è anche il momento drammatico in cui si svela la sostanza di cui sono fatti gli uomini: di viltà o coraggio, di spietatezza o speranza. Il colonnello Henry Carrington arriva nella valle del Powder, lungo la pista del Montana, per guidare l’esercito: devono proteggere una nuova strada per i cercatori d’oro e i coloni. Per farlo, Carrington decide di costruire un forte, Fort Phil Kearny, in pieno territorio lakota. Ma Nuvola Rossa, uno dei capi lakota piú rispettati, e il giovane ma carismatico guerriero Cavallo Pazzo comprendono immediatamente le implicazioni di questa invasione. Per i Lakota la posta in gioco è la sopravvivenza. Mentre l’autunno sanguina verso l’inverno, Cavallo Pazzo guida un piccolo gruppo di guerrieri che affronta i soldati del colonnello Carrington con attacchi quasi costanti. Nuvola Rossa, nel frattempo, cerca di stringere le alleanze tribali che sa saranno necessarie per sconfiggere i soldati. Il colonnello Carrington, intento a costruire il suo forte, cerca di tenere insieme un esercito americano lacerato e in subbuglio. Il violento e razzista tenente George Washington Grummond vuole affrontare a viso aperto un nemico che considera inferiore. E le truppe sono divise dagli strascichi della Guerra civile e dalla tentazione di disertare per cercare l’oro nei vicini giacimenti. Le scaramucce proseguono finché un episodio farà precipitare la situazione in uno degli scontri più drammatici, epici e avvincenti della storia del West.
Michael Punke, dopo Revenant, scrive un’altra storia di violenza e sopravvivenza in territori estremi: ma questa volta sono uomini che si scontrano e si misurano con la brutalità della Storia. Basato su un episodio storico fedelmente ricostruito, Il crinale è una riflessione attualissima sull’eterna lotta tra conquista e giustizia, guerra e umanità.
Michael Punke ha lavorato alla Casa Bianca presso il National Security Council e al Congresso. Attualmente è l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la World Trade Organization a Ginevra. Per Einaudi ha pubblicato nel 2014 Revenant. La storia vera di Hugh Glass e della sua vendetta, da cui Alejandro Iñárritu ha tratto l’omonimo film del 2015 con Leonardo DiCaprio, e nel 2023 Il crinale.