CULTURA
La paura
Demetrio Battaglia
25 settembre 2023In questi tempi difficili uno dei temi più ricorrenti, che spesso mi capita di affrontare con i miei allievi o con persone che intervengono alle mie conferenze è la paura.
La paura si palesa in infiniti modi ed è il risultato di infinite esperienze della vita. A volte è sufficiente un pensiero per attivarla, a volte uno sguardo, un messaggio, una notizia letta al volo ed ecco che ci travolge, gelida, un’ondata di angoscia.
Che fare?
Il termine paura ha una genesi particolare e interessante, deriva dal termine latino pavor, lo stesso che dà i natali al vocabolo: pavimento. Infatti quando avvertiamo la paura ci sentiamo schiacciati al pavimento, come se una forza ci tenesse premuti a terra.
La paura ci atterrisce, altro vocabolo molto chiaro nel suo significato: schiacciarci a terra.
Come può la meditazione aiutarci con una emozione così forte e così soverchiante, come potrebbe il semplice stare nel respiro e acquietare la mente sostenerci quando una forza estrema ci tiene prigionieri senza apparente via di scampo?
La disciplina della meditazione è, nella sua completa semplicità, lo strumento più potente che possiede l’uomo per governare le emozioni, qualsiasi sia l’emozione che in quel momento si è palesata, soprattutto le emozioni che di solito definisco negativo-distruttive. Quelle emozioni che tendono, per loro natura, a demolire, frammentare, prosternare e annichilire l’individuo che ne è preda.
Ogni meditatore sa, anche se è un principiante, che fin dai primi tentativi qualcosa si mette in moto nel momento in cui, a gambe incrociate, prova a respirare ad occhi chiusi. Il semplice affidarsi al corpo e al ritmo del proprio respiro da inizio a un processo che, col tempo e la disciplina, lo porteranno a disidentificarsi dai contenuti mentali e dalle turbolenze emotive.
Sarà un distacco graduale, non traumatico, che a me piace definire come un riconoscere ed accogliere le proprie parti deboli, bambine, indifese e prendersi cura di queste.
Questo atteggiamento nasce dall’esperire che si è ben altro che i propri pensieri o i propri moti emozionali e quando, in meditazione, si prende contatto con questa realtà, di indescrivibile luce, si apre un orizzonte senza limite.
Giunge allora la paura e la si riconosce, la si accoglie, la si avverte nel corpo e si esperisce la forza con la quale questa vorrebbe schiacciarci a terra, ma non farà lo stesso effetto di prima. La meditazione mi darà una nuova forza in grado di sorreggermi e di mantenermi ritto in piedi.
Questo non capiterà nell’immediato, non sarà un risultato facile da raggiungere, ma fin da subito ci si accorge che qualcosa è cambiato, si avverte con distinzione l’avvicinarsi dell’emozione e si sarà in grado di governarla con maggiore efficacia e un pizzico di tranquillità.
Questo perché si sente che le radici si stanno facendo sempre più profonde e ben piantate e questo ci permetterà di agire infine con coraggio e determinazione.
La meditazione non è un palliativo, nel tempo e con la pazienza questa disciplina attua una trasformazione profonda e irreversibile.
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L'autore
Ricercatore, scrittore e informatico