CULTURA
Intervista a Milena Vukotic
Francesco Bettin
27 dicembre 2022Lei per tutti è “la Pina” fantozziana, la moglie del ragioniere più famoso d’Italia anche se Milena Vukotic è una straordinaria attrice a tutto tondo che nell’arco della sua grandissima, importante carriera ha lavorato con i grandi dello spettacolo, e non solo italiani. Nei film con Paolo Villaggio, di Fantozzi, appunto, Pina è bruttina, dimessa, cosa che è agli antipodi della signora Vukotic, che è una donna frizzantina, di grande fascino e dotata di un’eleganza unica, ed è umile come pochi altri. Il suo nome si lega a registi come Zeffirelli, Scola, Bertolucci, Bunuel, e ancora Verdone, Monicelli, Ozpetek. Figlia d’arte, infanzia parigina per poi ritornare a Roma (dov’è nata), inizio nel teatro e nel cinema (con Damiano Damiani) dopo aver studiato danza, portata già da giovanissima in grandi teatri mondiali. Tra le altre numerosissime cose, in TV fece anche “Giamburrasca” con la regia di Lina Wertmuller e recentemente è stata apprezzatissima danseuse in “Ballando con le stelle”. È in giro per i teatri con “A spasso con Daisy”, spettacolo che lo scorso anno arrivò anche a Bassano. E subito dopo, inizierà una tournèe del dramma pirandelliano “Così è se vi pare”.
Cominciamo, signora Vukotic, proprio da Pina Fantozzi. Cosa possiamo dire di quella maschera tragicomica, degna compagna del ragioniere?
È un personaggio che ho amato e amo molto. Cosa dire di lei? È un clown, sì, ecco, la definizione giusta, come lo stesso Ugo Fantozzi. Di lei amo anche una battuta che piaceva molto a Paolo (Villaggio, ndr), quando gli dice “Io ti stimo tanto”, che a guardare bene è una frase tenera ma anche feroce al tempo stesso.
Parlando del lavoro d’attrice invece, cosa significa avere rispetto dello spettatore? Cosa ci si deve imporre in qualche modo per farglielo arrivare?
La cosa migliore è dare tutto quello che si può in scena, e se questo accade, succede che anche il pubblico ricambia. Il rispetto è solo uno, bisogna stare in tensione per arrivare a scambiarsi un flusso di emozioni, uno scambio.
Era più facile ai suoi tempi fare l’attrice o adesso?
Era molto difficile allora, almeno per me che venivo da Parigi, e dalla danza, e ho dovuto ricominciare tutto daccapo, anche con la ripresa della lingua italiana. Quando arrivai iniziai una nuova vita, volevo conoscere Fellini dopo aver visto “La dolce vita”. Ci riuscii e lavorai anche con lui, e iniziai a fare il cinema.
Il suo primo ricordo legato a un palcoscenico?
Con la danza, che studiai da giovanissima, poi sostituendo una collega, sempre a Parigi, al Théatre de La Huchette. Studiavo al Conservatorio ma frequentavo anche corsi di teatro, e quel momento lo ricordo bene.
Non ha dunque la classica gavetta iniziale che comincia col teatro di prosa…piuttosto eclettica è stata, divisa tra musica, danza e recitazione.
Feci cinque anni di Conservatorio in Francia, vinsi un primo premio che mi permise di entrare direttamente al Théatre de l’Opera, senza frequentare. Così per tre anni e mezzo lavorai in quella prestigiosa compagnia e andai molto in giro, poi me ne venni in Italia, dove stava mia mamma, a Roma, dov’ero nata. E lì iniziai con la recitazione appunto, anche se un po’ di danza la feci anche qui, ma ero decisamente convinta di avvicinarmi al cinema.
Ha qualche personaggio di quelli da lei interpretati al quale è particolarmente legata?
Sì, fra tutti credo sia quello di Alice, che interpretai per la regia di Guido Stagnaro in televisione. Avevo già trentasette anni, era una trasmissione particolare, in parte attori e in parte pupazzi. Un personaggio meraviglioso, che mi ha permesso di riavvicinarmi all’infanzia e a dei mondi fantastici, surreali. Il titolo di quel programma era “Nel mondo di Alice”. Che bello.
Tornando al suo lavoro, l’attrice, ci sembra che stiamo vivendo dei tempi strani, che condizionano anche i percorsi artistici naturalmente.
In effetti sì, credo che sia molto difficile anche al giorno d’oggi fare questo lavoro, ma anche perché si fa poco cinema, come vede chiudono sempre di più le sale, e anche il teatro… è complicato. Tutto è più difficile di questi tempi, si sa.
Se si volta indietro cosa vede?
Che sono stata molto fortunata, molto.
Ha qualche progetto che le manca da fare, qualcosa che vorrebbe ma ancora non c’è riuscita?
Naturalmente parto dall’idea che non è mai troppo tardi, no? Quindi direi di sì, ho molti registi in testa con i quali lavorerei volentieri, e non certo solo italiani. Vediamo.
Che lavoro è quello dell’attrice? Possiamo definirlo un po’ distante dalla realtà di tutti i giorni? Magari pensare a certe estraneità dalla vita comune?
Assolutamente sì, per forza visto i ritmi che abbiamo e la vita sbilenca che facciamo. Non è uno scandire del tempo equilibrato, o meglio il nostro equilibrio è diverso da chi fa altri lavori. Bisogna amare quello che si fa, altrimenti non si riesce ad andare fino in fondo, ad accettare di fare una vita come questa. Io faccio quello che amo, e anche per questo mi ritengo una persona fortunata, pagata per farlo. Certo, non sempre tutti i lavori che si fanno, anche se si fa il cinema, sono ciambelle riuscite con il buco, ma questo è normale, direi.
Fra poco finirà anche la sua fortunata tournèe di “A spasso con Daisy”, e inizierà una nuova avventura nei teatri, “Così e se vi pare” di Luigi Pirandello, con cui sarà anche a Thiene. Può anticiparci qualcosa della “sua” Signora Frola, la protagonista?
È una sfida alla quale tengo davvero molto, che ha la regia di Geppy Glejieses, e sarò in scena con Pino Micol e Gianluca Ferrato dal 3 febbraio. Cosa posso dire? A parte la grandezza del testo, mi emoziona il fatto che mi porta a dei ricordi di quando lo interpretai nei panni della ragazza giovane, con la compagnia di Paolo Stoppa e Rina Morelli, due giganti della scena. Era una delle prime cose che facevo a teatro, Un gran bel ricordo.
Ci vediamo a Thiene allora, signora Vukotic.
Assolutamente sì. Vi aspetto tutti a teatro.
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L'autore
Francesco Bettin si occupa di teatro, cinema, poesia, libri, eventi vicini e lontani, personaggi e interviste. Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso articoli e interviste a scrittori, giornalisti, attori e artisti.