CULTURA

E se la strada intrapresa fosse sbagliata?

Demetrio Battaglia
Demetrio Battaglia
27 maggio 2024
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E se la strada intrapresa fosse sbagliata?
Procedo la mia riflessione dell’articolo dello scorso mese perché la ritengo determinante, una delle più importanti che ho affrontato in questa rubrica. Parlo di meditazione in questa pagina, lo faccio da anni, ma come posso esimermi dal denunciare che la pratica meditativa è ormai vista come un’ultima spiaggia, come il tronco galleggiante a cui abbarbicarsi quando si sta per affondare?

La vita quotidiana, in ogni luogo del mondo dove ha attecchito lo stile di vita occidentale, è ormai dettata da un insostenibile ritmo indiavolato in cui la persona-ingranaggio è ormai parte passiva di un sistema produttivo che deve ineluttabilmente e irrimediabilmente sfornare prodotti, servizi e oggetti senza soluzione di continuità. È questa la vita che desideriamo realmente?
Sinceramente ho l’impressione, sempre di più, anno dopo anno, che semplicemente abbiamo sbagliato strada ed è venuto infine il momento di ammetterlo, fermarsi e riformulare una vita sociale con altre basi, con fondamenta differenti.
L’Occidente, la sua visione, in un paio di secoli a questa parte ha: consumato troppo, costruito troppo, prodotto troppo, distrutto troppo e, al pari di un’insaziabile colonia di termiti, sta logorando l’intero pianeta e prima di lui le creature che lo abitano. 

Questa però non è una rubrica sulle politiche ambientali ma sulle pratiche di consapevolezza che dovrebbero portare al centro l’uomo. Stiamo invece assistendo a un processo di dis-umanizzazione degli individui, ripiegati e costretti a rinunciare alla vita perché indotti ad assolvere ai loro compiti di formiche operaie, vittime di modelli esistenziali innaturali e privi di altro scopo che non sia quello del: “produci, consuma, muori.”

Chi arriva alla pratica meditativa, perciò, è spesso all’ultima spiaggia, privo di orizzonti e ha provato tutto pur di ritrovare un centro, un possibile equilibrio, un barlume di armonia. Non è così che ci si avvicina alla meditazione… le pratiche di consapevolezza sono vie di liberazione per individui con un minimo di equilibrio e una certa capacità di stare in un centro di presenza.
Questo stile di vita, questi ritmi inumani, producono persone non più in grado di avere il benché minimo controllo della loro mente, prede inconsapevoli dei tumulti mondani che letteralmente li frastornano. Sono immersi in un turbine di pensieri-emozioni dai quali non sono in grado di districarsi assomigliando a quegli insetti che, caduti nella tela del ragno, si dibattono per liberarsi e più si dibattono più rimangono imprigionati nella trappola.

Non è più il tempo di dibattersi, è necessario fermarsi e osservare come impieghiamo la vita qui e ora, come dissipiamo il tempo della giornata, come spendiamo i preziosi minuti della nostra vita consci del fatto che, quei minuti, non torneranno mai più!

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L'autore

Demetrio Battaglia

Ricercatore, scrittore e informatico