BENESSERE
Gestire la Rabbia
Demetrio Battaglia
23 febbraio 2024Negli ambienti in cui si parla di Meditazione molto spesso si sentono nominare le famigerate emozioni negativo-distruttive e la regina di tutte è, senza dubbio, la Rabbia. Lo scrivo con la lettera maiuscola per enfatizzarla visto che appartiene a tutti e che tutti, indistintamente, prima o poi viviamo, sperimentiamo. Sembra impossibile, eppure nel corso della vita sperimentiamo infinte varietà e sfumature di emozioni, non solo negative fortunatamente.
Quando però ci assale la rabbia, quando esplode come energia distruttiva e difficilmente riusciamo a controllarla. Anzi, quello stato dell’essere ci avvinghia, ci sentiamo sequestrati dalla rabbia e molto spesso, quando si affievolisce la sua potenza, diciamo: “Non ero in me…”
La psicologia buddista si riferisce alla rabbia, all’avversione o la collera al pari di una malattia. Infatti quando ci coglie si impadronisce di noi come una patologia e, se non applichiamo i giusti rimedi ne rimaniamo contagiati. Potrebbe addirittura diventare un tratto del nostro comportamento o addirittura una qualità del nostro carattere fino ad assumere le forme una linea di minor resistenza. In pratica, in determinati momenti o particolari situazioni, la nostra reazione sarà sempre e solo la rabbia minando così la nostra serenità e quella di coloro che ci stanno vicino.
La meditazione può aiutare in questo versante?
La risposta è assolutamente positiva ed io mi azzarderei ad aggiungere che poche altre discipline, quanto la meditazione, sono in grado di mettere in campo antidoti tanto efficaci.
In pratica esistono dei mezzi abili, dei rimedi che il buddismo chiama upaya che ci permettono, nel tempo e con la disciplina, di affievolire la forza delle emozioni negativo-distruttive e questi risultati diventano eclatanti nel caso della rabbia, vista la sua capacità di travolgerci.
Un rimedio molto potente è quello di coltivare la gentilezza amorevole nei nostri confronti e di tutti coloro con cui ci relazioniamo. Nutrite un sentimento di pace, di grazia, di armonia interiore rende la mente più luminosa e pacata. Questo stato dell’essere, se mantenuto a lungo e con costanza, agisce come un farmaco. Da questo punto di vista, infatti, se il buddismo ci vede malati quando siamo in preda alla rabbia, d’altro canto ci dona la possibilità di curarci con un farmaco potentissimo: la compassione o gentilezza amorevole.
Rivolgere a noi stessi parole di pace, di serenità e di apertura, nei momenti in cui sentiamo che sopraggiungono emozioni invalidanti, produce una condizione di calma o perlomeno attenua molto quello stato di “sequestro” di cui parlavo sopra.
Metaforicamente potremmo dire che: “riprendiamo in mano il timone dalla nave.”
A lungo andare questo atteggiamento instaura una condizione benefica nella nostra mente, di fatto detronizza la rabbia, che si era insediata a forza, e pone sul trono emozioni più gentili e accoglienti. Non si tratta mai di reprimere, di negare, di fingere che non esista in noi questa attitudine, si tratta piuttosto di accogliere, accettare quella una parte che si arrabbia, diventa triste, si angoscia, e così via…
Buona meditazione a tutti!
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L'autore
Ricercatore, scrittore e informatico