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UN BASSANESE ALLA CONQUISTA DEL VATNAJOKULL, IL GIGANTE DI GHIACCIO ISLANDESE.

Redazione Occhi
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23 febbraio 2024
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UN BASSANESE ALLA CONQUISTA DEL VATNAJOKULL, IL GIGANTE DI GHIACCIO ISLANDESE.
L’8 marzo l’esploratore bassanese Stefano Farronato in gruppo con Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi inizierà la traversata del ghiacciaio islandese Vatnajokull, il più grande ghiacciaio europeo. 12-15 giorni di cammino per compiere un’impresa incredibilmente difficile portata a termine finora da un solo italiano. Abbiamo sentito Stefano a fine febbraio poco prima della sua partenza per il Monte Rosa per le ultime finiture tecniche. Ecco cosa ci ha raccontato!

Chi è Stefano Farronato?

Sono una persona che ama viaggiare e scoprire il mondo. Da 25 anni mi cimento in imprese sportive estreme che mi portano in luoghi quasi incontaminati della terra. Tutto è iniziato con un viaggio fino al Campo Base dell’Everest, un trekking abbastanza semplice... quel viaggio mi ha illuminato e ha creato in me un desiderio continuo di scoperta. Negli anni ho fatto spedizioni diverse, attraversando in bici il Deserto del Gobi, l’Alaska, la Groenlandia, ho percorso 450 km in Kayak in Canada. Mi piace fare cose diverse ma non sono schiacciato dall’agonismo assetato di raggiungere l’obiettivo a tutti costi, sono affascinato e innamorato della fatica del percorso, della strada che ti permette di raggiungere la tua meta.. poi se le condizioni non ti permettono di spingerti oltre sono capace di mollare prima che la spedizione si trasformi in tragedia.

Com’è nata questa passione per i viaggi estremi?

Quest’anno a novembre compirò 50 anni. Quando ne avevo 13 passavo il sabato pomeriggio davanti alla tv ad ammirare le imprese di Ambrogio Fogar. Ero assolutamente rapito dalla storia di quei viaggi... Io ero un bambino piccolo di un piccolissimo paesino (San Zeno di Cassola) e con Jonathan di Ambrogio Fogar ho conosciuto le imprese dei grandi personaggi di quegli anni che mi portavano con loro alla scoperta del mondo. Sicuramente la passione è nata in quel periodo. Prima era solo legata alle imprese in montagna, all’alpinismo, poi questo desiderio di avventura si è declinato in tantissime altre attività. Sono tenace e determinato e se decido di pianificare un viaggio sono felice di poterlo condividere anche con qualcun altro ma se non è possibile non importa, ci vado da solo. Se non avessi avuto questo spirito sarei rimasto fermo trent’anni fa, invece la vita mi ha portato a vedere un sacco di cose.

Questa sarà la tua 19esima grande impresa. Com’è nato il progetto?

In realtà questa volta io sono un ospite. L’idea di attraversare il ghiacciaio è nata da Roberto Fantoli e Roberto Ragazzi. Avevo conosciuto Ragazzi nel 2018 in una cena tra personaggi che fanno queste imprese estreme, gente veramente di altissimo livello. Alcuni mesi fa Roberto mi ha contattato illustrando il progetto... sapeva che io avevo già tentato la traversata del Vatnajokull purtroppo senza riuscirci nell’estate del 2003. All’epoca non avevo le capacità tecniche e le conoscenze di oggi, quella spedizione di fatto non era neanche iniziata perchè le condizioni estive non la permettevano... Roberto voleva costruire un team di 3 persone e io ho accettato subito. Riprendere quell’avventura mai iniziata ha per me un significato molto grande. Voglio girare quella pagina e poi dopo tanti anni mi piace l’idea di condividere un’impresa così assieme ad altre persone. Gli ultimi miei viaggi sono stati fatti in solitaria ma ci sono imprese che devono essere fatte in team e ora sono molto felice di far parte di questa squadra.

Quali sono le aspettative che avete nel team?

Dal punto di vista sportivo sicuramente il nostro obiettivo è riuscire ad attraversare Vatnajokull da una parte all'altra perché a oggi solo un italiano vi è riuscito. Oltre a questo vogliamo veramente vedere lo stato di salute di questo ghiacciaio, capire quanto sia avanzato il suo scioglimento e testimoniare la situazione per sensibilizzare la popolazione. Io e gli altri membri del team conosciamo molto bene le condizioni estreme dei ghiacciai, abbiamo visitato la Lapponia, la Groenlandia e abbiamo visto che la situazione sta evolvendo in modo sempre più repentino. Vogliamo portare a casa la nostra testimonianza e raccontare tutto quello che sta avvenendo sugli altopiani glaciali della nostra Europa.

Quali sono i rischi principali in questa impresa?

Fra le tante attività collegate al mio lavoro vi è la gestione del rischio per questo ho un approccio molto tecnico e analitico in materia. Viste le numerose esperienze dei membri di tutto il team abbiamo fatto una check list di tutto ciò che ha una probabilità anche remota di verificarsi. Per ognuno di questi siamo andati a valutare quale potrebbe essere la condizione che portano al loro verificarsi, stiamo cercando di calcolare tutto, anche le situazioni più incredibili come quella che mi è successa in Groenlandia due anni fa quando sono caduto in un crepaccio a 1.200 metri di quota, cosa assolutamente imprevedibile. La nostra incognita più grande sarà il vento. Se si presenterà il vento del Polo Nord, le folate saranno tra i 70 e gli 80 chilometri all'ora e questo aumenterà in modo incredibile la percezione del freddo che con alte probabilità potrà toccare i -35°. Il vento inoltre complicherà gli avanzamenti sia da un punto di vista fisico che psichico.

...E non dimentichiamoci della neve...

Sì, questa piccola neve fredda ghiacciata, un pulviscolo che si sposta, che copre cose che noi avremmo bisogno di vedere... per evitare crepacci. All’inizio la nostra idea era quella di compiere la traversata da est verso ovest e affrontare la parte più complicata dell'ingresso del ghiacciaio con una maggiore lucidità ed energia. Confrontandoci con il Rescue islandese però abbiamo cambiato, invertendo il viaggio da ovest verso est per limitare le condizioni avverse date dal vento.

Che supporti tecnologici avrete con voi?

Con noi avremo un telefono satellitare per comunicare in caso di emergenza, abbiamo inoltre il supporto della Garmin che ci ha dotato di un sistema di geolocalizzazione e di chiamata di soccorso che si chiama inreach che è il migliore a livello internazionale per la geolocalizzazione. Abbiamo attivato una base logistica con il rescue islandese con cui siamo in collegamento da oltre 3 mesi, loro avranno il compito di aggiornarci sulle condizioni meteo e interverranno in caso di emergenza e soccorso.

Il soccorso in quanto tempo potrebbe arrivare?

Senza vento con l’elicottero immagino basteranno un paio d’ore, con condizioni diverse se il soccorso dovrà arrivare con le motoslitte sarà molto più complesso ma devo dire che il Rescue islandese sa esattamente chi è presente nel ghiacciaio.

Per quale motivo avete scelto marzo per la spedizione?

Nel programmare il viaggio abbiamo capito che la traversata si poteva fare con il verificarsi di due condizioni: un congruo numero di ore di luce e un freddo prossimo a quello invernale. La luce per ovvi motivi di visibilità per avere a disposizione un numero maggiore di ore per camminare, il freddo invernale permette di avere un ghiaccio più stabile e sicuro per attraversare crepacci. Anche febbraio poteva essere un mese giusto ma avremmo avuto solo 8 ore di luce.

Quanto lunga sarà la vostra attraversata?

I chilometri sono circa 180, questo è quello che abbiamo calcolato studiando le mappe GPS. La parte più “facile” sarà data dall'attraversamento del plateau del ghiacciao con una altitudine che oscillerà fra i 1200 e i 1800 metri. L’entrata e l’uscita dell’altipiano saranno le parti più delicate perché lì c'è la compressione del ghiaccio, si formano i crepacci e lì sarà complicata. Per entrare e uscire dal ghiacciaio dovremo salire di quota di almeno un migliaio di metri attraversando crepacci e tirando ognuno una slitta (pulka) di 30 kg.

Avete tre slitte, una slitta a testa?

Assolutamente sì, per due motivi: il primo motivo è che una sola slitta sarebbe pesantissima da tirare e il secondo è per una questione di sicurezza: se una cade in un crepaccio abbiamo un'altra pulka con dentro i viveri, la tenda e sacco per permettere di continuare la spedizione.


Vi potremmo seguire nei social?

Sì! Ci stiamo organizzando per tenere un aggiornamento continuo del viaggio attraverso uno strumento satellitare in grado di mandare foto e qualche micro video. Quella parte di Islanda non è coperta dai satelliti Iridium o Starlink per cui stiamo ancora valutando le soluzioni.

Qual è l'oggetto più strano che porterete con voi?

Noi andiamo via con il letto pronto. Per le traversate artiche vi è la necessità di avere un sistema molto rapido per mettersi al sicuro al caldo. Se le condizioni metereologiche diventano avverse, se uno di noi non si sentirà bene potremo ripararci in pochissimo tempo. Nel 2018 durante un mio viaggio ho rischiato di perdere entrambe le mani perchè non riuscivo ad aprire la cerniera congelata del sacco a pelo rimanendo esposto a -50° per pochi minuti. Il nostro artic bag è composto da un materassino incorporato al sacco artico, ripiegabile facilmente come una stuoia. Con questo i tempi per trovare riparo si riducono al minuto.

Immagino avrete anche una tenda da montare.

In realtà avremo due tende ma è presumibile che ne monteremo solo una, l’altra sarà di scorta proprio per proteggerci dal rischio di rimanerne sguarniti. Sarà la nostra casa per 12/14 giorni, tutt'intorno dovremo costruire muretti per proteggerci dal vento, sarà impegnativo.

Come vi siete preparati?

Tutti e tre abbiamo una grande esperienza, a fine febbraio siamo andati sul Monte Rosa per una serie di simulazioni importanti: recupero della slitta da crepacci, montaggio della tenda... Queste simulazioni sono fondamentali perchè per alcune operazioni dovremo toglierci le moffole, i guanti ad alta protezione e dovremo rimanere solo con dei sottoguanti, l'autonomia è di pochi minuti altrimenti si rischia il congelamento degli arti. Un accorgimento importantissimo è quello di proteggere le cerniere con la vaselina per evitare che si blocchino a causa del ghiaccio... e io ne so qualcosa!

Avete fatto un calcolo della vostra necessità energetica in tali condizioni?

I nostri fisici in quelle condizioni richiederebbero circa 3.000 kilocalorie, noi avremo a disposizione ogni giorno 3 pasti di circa 550/600 kilocalorie ciascuno... praticamente la metà. Uno dei problemi maggiori del freddo è la digestione, dovremo evitare di far confluire tanto sangue nello stomaco a discapito della periferia del corpo, ecco quindi che cercheremo di fare numerosi pasti leggeri di crackers e cioccolata.

Legato a questo viaggio c’è un progetto molto bello...

Il nome del progetto “Ferdasky - Glacier Expedition 2024” testimonia l’impegno che ci siamo assunti nei confronti dell’ambiente. Vogliamo far riflettere le persone sull’importanza dell’acqua, elemento prezioso e vitale. Proprio per questo siamo supportati come main sponsor da Cimberio Spa, azienda leader nella produzione di valvole e componentistica di ottone per il settore termoidraulico. Con loro e assieme alla ONG VISPE stiamo sviluppando il progetto “From Ice for Life” che porterà alla costruzione di un acquedotto in Burundi che porterà acqua a chi ne ha bisogno. La spedizione quindi vogliamo diventi un volano per sollevare importanti questioni globali.

A questo punto le premesse per la riuscita della spedizione ci sono tutte. Un grande in bocca al lupo e... fate onore all’Italia!!!

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