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Intervista ad Allegra Gucci

Francesco Bettin
Francesco Bettin
29 agosto 2022
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Intervista ad Allegra Gucci

E’ stata da poco al Padova Pride Village per presentare il suo libro, ora il 4 luglio è a Pojana Maggiore al festival “Villeggendo”. Ha avuto la vita tragicamente segnata da quando aveva 14 anni, nel pieno dell'adolescenza. Allegra Gucci oggi è una donna con due figli, ancora una ragazza, che si porta dietro un cognome importante e conosciuto in tutto il mondo. Un cognome che fa venire in mente e richiama la moda, quel brand che tutti conosciamo e che si distingue da sempre, e che fu creato da Guccio Gucci, del quale il padre di Allegra, Maurizio, era il nipote. Allegra ha dovuto subire quel triste avvenimento che ha riguardato suo padre, Maurizio Gucci, e di conseguenza diretta anche lei e sua sorella Alessandra. L'omicidio Gucci, per la quale Patrizia Reggiani, sua madre, è stata in carcere, condannata, e ora in libertà dopo aver scontato la pena, come colei che l'ha commissionato. Un caso che fece allora, era il 27 marzo 1995, il giro del mondo proprio per la notorietà della vittima, che la mattina di quel giorno stava recandosi nell'ufficio della sua nuova società, in via Palestro 20 a Milano, quando fu raggiunto mortalmente da alcuni colpi sparati da uno sconosciuto. Un caso di cronaca efferato, che sconvolse Milano, il mondo della moda, l'Italia e il mondo intero. Soprattutto la famiglia Gucci, naturalmente. Per ben ventisette anni Allegra ha scelto di stare in silenzio, cercando di capire chi, perchè le aveva sconvolto la vita. Adesso ha deciso che è giunta l'ora, dopo molte menzogne subite, e sentite, di raccontare quella verità che lei sa, che ha vissuto da ragazzina, da dentro la famiglia. Elaborando col tempo quell'avvenimento, soprattutto dopo l'uscita del film hollywoodiano "House of Gucci" con Lady Gaga, Al Pacino, Jeremy Irons, che di polemiche ne ha create, e che ha dipinto, come Allegra ha più volte definito, la sua famiglia in modo caricaturale. E' giunta l'ora della verità di questa giovane donna che fino a un certo punto ha creduto la madre innocente, lo ha sperato. Ed il momento è arrivato grazie al libro "Fine dei giochi - Luci e ombre sulla mia famiglia", (Edizioni Piemme) che Allegra ha sentito fortemente di dover scrivere, per far sapere innanzitutto la verità ai suoi figli. E per dare giusto credito al padre Maurizio soprattutto, alla famiglia Gucci. I proventi delle vendite del libro sono devoluti alla Fondazione Francesca Rava, che aiuta l’infanzia in condizioni di disagio in Italia e nel mondo tramite adozioni a distanza, progetti, attività di sensibilizzazione sui diritti dei bambini, volontariato. E' apolitica, aconfessionale e rappresenta in Italia N.P.H. e la Fondazione St. Luc di Haiti. L 'abbiamo intervistata e di questo la ringraziamo molto per la disponibilità e la gentilezza.

Buongiorno Allegra, ci spiega quando e soprattutto in che modo ha sentito l'esigenza di scrivere un libro sulla tragedia familiare che l'ha colpita? Rendendo note memorie personali, private? In questi ventisette anni il mio sogno più profondo è sempre stato quello di avere diritto all'oblio, dimenticare la tanta sofferenza vissuta. Purtroppo con l'andare avanti degli anni invece mi sono resa conto che quel diritto non rientrava nel mio futuro, soprattutto con l'uscita del film hollywoodiano "House of Gucci", diciamo che questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha spinto quindi a scrivere la verità una volta per tutte. Per me stessa, per rendere giustizia e riportare l'onore a mio padre, per la mia famiglia ma soprattutto per le generazioni future, tra cui anche i miei figli. Sono dell'idea che oggigiorno ci sia un filo di superficialità quindi nel momento in cui viene fatto un film hollywoodiano con un grande regista e un grande cast, il fatto che questo film sia ispirato a una storia vera e nel particolare invece è perlopiù inventato, non ha molta importanza perchè quella diventa la verità. Per me era importante e fondamentale scrivere la verità innanzitutto per spazzare via tutte queste ombre di menzogna e di falsità nelle quali i giornalisti hanno esagerato e delle quali tutti si sono approfittati. Il mio obiettivo principale era fare in modo di avere la verità chiara, di portare finalmente la luce e di fare in modo che il fardello di sofferenze che io ho passato, trascorso, nel tenermi dentro tutte le cose, non ricadesse poi sui miei figli per il loro futuro. Oggi quella verità è pubblica, non c'è più niente da nascondere, è la fine dei giochi.

Pensa dunque che l'opinione pubblica saprà capire com'è andata la verità? Credo che al mondo d'oggi ognuno è libero di fare quello che vuole, che sente. Oggi la gente ha la possibilità di leggere la verità nero su bianco, scritta da una figlia che ha vissuto ventisette anni passando da un'inferno all'altro, avendo la vita sconvolta, da uno tsunami all'altro. La gente è libera di leggere la mia verità ma per me la cosa più importante è che la verità sia là fuori. Oggi, il percorso che comunque ho fatto nello scrivere il libro è vivere dei momenti estremamente intensi e anche dolorosi ma questo mi ha portato ad avere una serenità interiore, e sono convinta che quando ci sono problemi che particolarmente ci affliggono, anche se questo dolore è inconscio, perchè non sempre siamo coscienti delle cose che rimangono dentro di noi, parlarne, esternarne, ti porta la serenità. Anche per le generazioni future avere lì la verità, in particolar modo per i miei figli, è importante, non sarà più quella cosa di cui «non si può parlare», quella cosa così terribile che bisogna tenere nascosta. Il mondo non ha voluto dimenticare, vuole che quel passato sia per sempre il presente, allora se se ne deve parlare questo sia in termini giusti.

Come ha saputo sopravvivere in tutti questi anni a un dolore così grande? Questa è un'ottima domanda. Credo che innanzitutto l'essere umano abbia un enorme spirito di sopravvivenza, sicuramente ciò che mi ha guidato in questi anni è stata la ferma convinzione dell'innocenza di mia madre. Quando si è giovani si fa di tutto per portare a compimento le proprie ideologie, le proprie convinzioni. L'esser convinta dell'innocenza di mia madre è stata sicuramente una forte motivazione per me e nella sfortuna di tutti gli eventi sono stata fortunata perchè ho avuto accanto veri amici, poche persone, ma che si sono dimostrate leali, fidate e sono state un po' come un capitano per la barca ,traghettandola in mezzo a un uragano e dirigendola in un porto sicuro.

A proposito di questo, chi le è stato più vicino, a parte sua sorella Alessandra e suo marito, come possiamo immaginare? Mio marito è arrivato nel 2005, con mia sorella chiaramente ci siamo sempre fatte spalla a vicenda, a parte loro la persona più importante, quella che ci è stata più vicina è stato Fabio Franchini Baumann, che ha conosciuto mio padre sotto una veste professionale e poi ne è diventato poi il suo migliore amico. Era un portatore di luce ma nel vero senso della parola, non ho mai conosciuto una persona così sincera, fedele, leale, dedita. Per me Fabio è stato come un secondo padre, prendendo questo ruolo in maniera naturale, nel senso che era un po' la voce di mio padre nelle nostre relazioni professionali e personali. Gli venivano in mente ricordi, e mi raccontava quelle gocce di memoria di mio padre che me lo facevano sentire sempre vicino. Fabio è stato il mio mentore, mi ha insegnato quei valori che io ho sempre avuto dentro, che nella realtà non erano insiti nelle persone che mi erano vicine come mia madre e mia nonna, come infatti hanno dimostrato, ed è stato veramente per me come un secondo papà.

Quindi nella sfortuna possiamo dire che ha avuto un po' di fortuna perchè poteva anche non incontrare una persona di questo tipo, o sbaglio? Assolutamente. La vita fino a oggi mi ha insegnato che comunque anche nel momento più buio, più disperato, c'è sempre qualcosa di positivo, o meglio, mi piace pensare che ci sia. Una mia frase che ha sempre colpito mio marito è stata quella di quando gli ho detto che amavo la vita, e lui si era posto una domanda: come può una ragazza che ha subito tutto questo amare la vita? Invece è bella, va vissuta, ci sono degli sprazzi di felicità, e dei periodi molto scuri ma questo ci porta in alcuni casi a diventare persone migliori e soprattutto a guardare le cose da un diverso punto di vista. Anche quando mia madre è stata arrestata, nel gennaio 1997, tutte quelle amicizie che sono sempre state in casa e che facevano un po' parte di una famigli allargata, che ci seguivano nei weekend e che erano sempre lì, alle feste, sono scomparse. E' chiaro che all'inizio il vuoto ti fa soffrire, perchè ti dici «com'è possibile?». Invece poi nella sfortuna ti accorgi che hai avuto la fortuna di capire le persone, mentre magari alcune che hanno una vita più fortunata non riescono a valutare quali sono le amicizie che sono lì per convenienza e quali per un genuino affetto.

Come reagì lei, allora quattordicenne, a quello che le era capitato? Cosa sente dentro una ragazzina di quell'età? Quando ho avuto la notizia che mio padre era morto per me è stato il vuoto, è stato come mi fosse mancato il terreno sotto i piedi. Innanzitutto era la prima volta che perdevo veramente una persona a me cara, una delle due colonne portanti nella vita di una ragazza. Mi ricordo che quel giorno era come se fossi avvolta da una palla gonfiabile ovattata, dove i suoni rimbalzavano e arrivavano in maniera diversa, come se fossi in un'altra dimensione. Ricordo che ero in camera mia e che guardavo la piazza sottostante, dove la vita continuava a scorrere. I taxi all'epoca, a Milano erano gialli e continuavano a prendere chiamate, a caricare gente, la vita era frenetica come tutti i giorni. Invece per me quel giorno la mia vita si era fermata.

Il rapporto con sua sorella Alessandra da allora si è fortificato molto? Sicuramente, è una tragedia che si vive insieme. Ognuna reagisce in modo diverso perchè abbiamo caratteri diversi, ma sicuramente il fatto di essere insieme ci ha dato anche quella forza in più per andare avanti. Dividersi il dolore aiuta.

Il rapporto con sua madre oggi? Da quello che si sa sta provando a recuperarlo. Pensa che che la farà e se dovesse servire tutta una vita è pronta a questo? Guardi, come ho già detto quello che faccio è lasciare una scia di luce. Mia madre ha fatto tanti errori, troppi errori, si dice che errare è umano e perseverare è da stupidi, lei ha perseverato oltre, ben oltre, e io capisco quando la gente mi dice «ma perchè andare avanti, perchè continuare a provare.?" Questo tentativo è doloroso, non c'è dall'altra parte una sorta di accoglienza, non c'è la mamma che ti accoglie a braccia aperte. Ed è una domanda che mi pongo anch'io, e la risposta che mi do' è quella di essere diversa. Dall'insensibilità che ha lei, dalla cattiveria che aveva mia nonna e secondo me è importante avere una pace interiore perchè vivere nell'odio, nel rancore logora le persone e non ti permette invece di guardare al futuro e di vivere il futuro. Continui a rivivere quelle ingustizie che non ti permettono di vivere neanche il presente. Questo tentativo è fatto innanzitutto perchè lei è una persona ormai anziana e fondamentalmente sola, che sta pagando oggi il frutto delle sue scelte. Chiaramente certe scelte si pagano. Però riuscire a ricostruire, che poi non so se è il termine esatto, fa parte di un processo per lasciare appunto una scia di luce perchè, ripeto, l'odio e il rancore non portano a nulla.

Ma lei, Allegra, ha perso un po' di fiducia nell'essere umano? Credo che il risultato di tutta la mia esperienza sia un po' l'opposto di quello che accede normalmente, nel senso che le figure femminili sono state quelle negative nella mia vita mentre quelle maschili sono state quelle positive. E' indubbio che oggigiorno per me riuscire a fidarmi di qualcuno è un po' più difficile nel senso che sono stata scottata, dall'altra parte però riesco a vedere oltre. Io non voglio perdere la fiducia perchè vorrebbe dire che ho permesso alla vita, o meglio alle sofferenze, al buio della vita, di impedirmi di vivere, e vorrebbe dire di darla vinta alle avversità.

Un'ultima cosa: lei è una giovane signora, poco più di una ragazza, cosa si augura per il suo proseguimento, per la sua serenità? Vorrei che si dimenticasse di abbinare il mio nome semplicemente solo all'omicidio di mio padre. Quando chiedo di voler essere dimenticata e avere l'oblio, vorrei che il mio cognome ricordasse l'imprenditore che è stato mio padre, cosa ha creato la passata generazione della mia famiglia. Mi piacerebbe che quando la gente sente il mio cognome Gucci non pensa al padre ucciso o alla madre incarcerata, o alle due bambine che erano lì, vittime, ma che pensi che abbiamo avuto sfortuna, e che in ogni caso c'è stata una grande famiglia che ha costruito qualcosa. Quello che io desidero è che la questione dell'omicidio, che è stata importante ma è successa nel 1995, ormai è una questione risolta. Mi piacerebbe che la gente parlasse di mio padre dell'uomo che è stato, ed è per questo motivo che faccio tutto questo. Quello che vorrei per il mio futuro è proprio la fine dei giochi, appunto, smettere di parlare di un omicidio che purtroppo è avvenuto, tanto nessuno può riscrivere la storia. Andare oltre, guardare quello che c'è di positivo anche nei momenti più negativi. 

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L'autore

Francesco Bettin

Francesco Bettin si occupa di teatro, cinema, poesia, libri, eventi vicini e lontani, personaggi e interviste. Propone approfondimenti sulla cultura e la società attraverso articoli e interviste a scrittori, giornalisti, attori e artisti.