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Intervista a Massimo Barco, oltre i social

Anna Zaccaria
Anna Zaccaria
30 ottobre 2025
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Intervista a Massimo Barco, oltre i social

Dal dialetto veneto su TikTok alle gare estreme di Ironman: la trasformazione di un uomo che si racconta tra ironia, sudore e paura di diventare solo un personaggio.

C’è chi sui social cerca solo leggerezza e chi, come Massimo Barco, ha trasformato un passatempo in una corsa lunga una vita. Prima i video in dialetto veneto che facevano sorridere migliaia di persone, poi la scoperta dello sport come disciplina e rinascita personale. Ma dietro l’influencer che diverte e motiva, resta la persona: l’uomo di Camposampiero che ha iniziato quasi per gioco, che ha dovuto rimettere in discussione il suo corpo e la sua identità, e che oggi si chiede come restare autentico in un mondo che tende a trasformare tutto in spettacolo.

Chi è Massimo Barco?

Sono un ragazzo di Camposampiero e ho 26 anni. Sono un content creator, lavoro con i social facendo contenuti sulla mia persona in più ho un’agenzia di comunicazione con la quale seguo diverse aziende… ma questa è un’altra storia.

Che studi hai fatto?

Sono un perito in meccanica e meccatronica. Dopo il diploma ho sempre avuto due lavori. A 19 anni mi sono aperto la partita iva, lavoravo come social media manager e sviluppatore di siti web, in più ero assunto come disegnatore e progettista meccanico in un’azienda.

Foto di Massimo Barco
Foto di Massimo Barco

Nel 2019 pesavi 130 kg ma a fine settembre 2025 hai partecipato al tuo primo mezzo Ironman, la tua storia di tenacia e sacrificio è stata raccontata dalla stampa nazionale tanto da portarti anche in Rai. Proviamo a raccontarla anche ai lettori di OCCHI?

Sono un ex sportivo, facevo atletica leggera specialità lancio del martello. Ho vinto anche molti campionati regionali, ho partecipato ai campionati nazionali di società. A seguito di un infortunio ho mollato tutto dedicandomi esclusivamente al lavoro e trascurando completamente il mio fisico.

Mangiavo in modo sregolato, volendo gestire i miei due lavori, quello da dipendente e quello autonomo, ero sempre assorbito da mille impegni. Dai 90 kg di peso degli anni in cui facevo il lanciatore, la mia mole ha continuato ad aumentare tanto da arrivare al peso importante di 130 kg del 2019, forse non è neanche il mio peso massimo perché dopo aver visto la bilancia fermarsi a quel punto non ho più avuto il coraggio di pesarmi…

Ovviamente non stavo bene ma il mio malessere non era solo legato al fisico ma al mio stare in azienda. Nel 2019 ho deciso di cambiare, sono stato assunto in un’altra azienda ben strutturata in cui il lavoro era ben organizzato. La mensa dell’azienda mi ha permesso una pianificazione accurata dell’alimentazione che è il passo fondamentale per iniziare un percorso di riduzione del peso e in più, la migliore organizzazione mi ha permesso una ottimizzazione del tempo da lavoratore autonomo e ciò ha fatto in modo che potessi ritornare a fare attività sportiva.

A gennaio 2021 mi sono preso il Covid e quella pausa forzata mi ha fatto pensare ai mio lavoro come social media manager…curavo le pagine dei miei clienti e non le mie e questo mi sembrava una contraddizione… così ho cominciato a dedicarmi al mio profilo instagram (all’epoca avevo 900 follower). Ho cominciato a studiare le dinamiche di Tik Tok perchè volevo essere efficace con i profili dei miei clienti e per esercitarmi ho iniziato anch’io a pubblicare video sulla piattaforma. Ho definito la mia strategia concentrandomi su video in dialetto veneto, con spunti legati alle nostre tradizioni e contraddizioni.

Nel giro di un anno i miei profili social si sono sviluppati molto (a maggio 2022 i follower erano 30.000), e dentro di me ha cominciato a farsi strada in modo molto forte l’idea di mollare il lavoro da dipendente e di dedicarmi in modo esclusivo alla mia attività da autonomo. Sentivo che era quello che faceva per me, e in effetti dopo appena un mese di lavoro esclusivo su di me e per me, i follower erano già oltre i 100.000.

Foto di Massimo Barco
Foto di Massimo Barco

Nei tuoi primi video in dialetto veneto raccontavi scene familiari: da dove nasceva quella ispirazione?

Come dicevo sopra i primi video erano esercizi di applicazione di strategie. Funzionavano perché erano assolutamente veri, tratti dalla quotidianità della mia famiglia che è stata la prima grande fonte di ispirazione. Noi veneti abbiamo delle storie da raccontare che sono capibili solo da noi veneti e questo li rende assolutamente esilaranti.

C’è stato un momento preciso in cui hai capito: “Funziona, la gente mi segue davvero”?

Il mio pubblico è molto concentrato in Veneto e già nel 2022 con 100.000 follower la gente mi fermava per strada, mi faceva fare i video di saluto per gli amici, mi offriva il caffè al bar per ringraziarmi di averli divertiti con uno dei miei video. Ho sempre sentito molto affetto.

Foto di Massimo Barco
Foto di Massimo Barco

A quel punto potevi pensare di monetizzare il tuo lavoro…

Le richieste da parte di possibili sponsor sono arrivate molto presto ma non volevo vendermi, e diventare subito il marchettone di turno. Anche oggi sono molto attento alle aziende con cui collaboro e alla modalità della collaborazione. Vado fiero della mia libertà di scelta, del mio essere integro, trasparente. Non voglio in alcun modo “sfruttare” la mia comunità, ossia le persone che seguendomi si ritrovano nei miei valori, per fini meramente commerciali. Per me l’importante è essere al 100% credibile, al 100% coerente, al 100% puro. In più, a differenza di tanti colleghi, io non ho un’agenzia che mi gestisce come influencer, mi gestisco in assoluta autonomia e per me questo è impagabile, nessun compromesso.

Oltre ad essere Content Creator hai anche un’agenzia di comunicazione..

Assieme a dei collaboratori gestisco i profili social di altre aziende, con loro definisco i piani editoriali e vado dalle aziende per la creazione dei contenuti da pubblicare, è un lavoro questo che non ha nulla a che vedere con la gestione dei miei profili social personali, è come se avessi ancora due attività da una parte il mio lavoro di agenzia e dall’altro il mio lavoro di creatore di contenuti per me stesso.

E secondo te qual è il merito del tuo successo? Il talento, la costanza, la fortuna?

50 talento, 50 costanza, 0 la fortuna. La fortuna non esiste. Io penso che quello che tanti chiamano fortuna sia in realtà il frutto di un grande lavoro: la fortuna è solo una cosa che ti succede perché ti sei trovato in quel momento, in quel posto, perché l’hai voluto tu. Non credo tanto nella fortuna e nella sfortuna, credo solo nel mettersi in gioco e provare, tentare, sbagliare, sbagliare, rifare, provare, riprovare, cambiare strada.

E infatti da questo tuo modo di affrontare la vita con determinazione, è nata la tua trasformazione, anche fisica. Cosa ti ha spinto? Cioè qual è stata la molla?

Come dicevo prima io sono nato come creatore di contenuti divertenti. Ad un certo punto la gente per strada mi fermava chiamandomi “Mona”, e in effetti nei miei video io mi ero auto nominato così, era anche divertente. Il problema però è che spesso la gente non riesce a distinguere la persona dal personaggio sui social e la cosa cominciava a non piacermi più, nel senso che avrei voluto che le persone potessero andare oltre.

A questo stato d’animo ho poi aggiunto il mio sogno da adolescente che era quello di lavorare nel mondo dello sport (quando facevo atletica desideravo entrare nelle fiamme oro o fiamme gialle), così ho deciso che, in una terra votata allo sport come il Veneto, io avrei potuto veicolare contenuti che sentivo fortemente miei come la disciplina, il rispetto, la fatica, praticando attività sportiva. Con l’allenamento e il sacrificio sono passato da una corsa di 6 km al completamento del mezzo Ironman, ai 50 km, al triathlon.

Che emozioni provi quando ti guardi nella foto in cui pesavi 130 kg?

Guardandomi in quelle foto vedo una persona estranea, una persona diversa. Accetto il fatto di essere stato così ma se penso a come stava il Massimo di quelle foto, so che stava male e proprio a quel ragazzo ora dico “Grazie”, il Massimo di oggi era nascosto in quello. Io oggi sento di stare bene, sono felice, amo lavorare e praticare sport, mi sento libero e sento di fare la cosa che voglio, che mi piace e mi appaga. In quella fase della mia vita non riuscivo a dedicare il tempo alle persone accanto a me, famiglia e genitori, adesso invece riesco a conciliare tutto e ho molta più lucidità in tutte le decisioni che prendo.

Foto di Massimo Barco
Foto di Massimo Barco

E adesso sei contento di come ti vedi?

La mente molto spesso inganna e la mia in alcune situazioni mi mostra ancora il mio corpo riflesso dallo specchio con i kg di troppo. Certo ho della pelle in eccesso che non potrà riassorbirsi per cui mi vedrò sempre con un po’ di pancetta anche se ho l’addominale scolpito. Sto lavorando con me stesso per superare questa visione. Sono sinceramente soddisfatto però di come sono ora.

Come è strutturata la tua giornata tipo?

Eh non esiste una giornata tipo. Quasi sempre mi sveglio alle 6, se le temperature lo permettono esco per l’allenamento in bici o a correre, se fa più freddo mi dedico al lavoro magari per le pratiche amministrative o per attività commerciali e di preventivazione. Nel pomeriggio lavoro nella mia azienda o se ho lavorato al mattino mi dedico all’allenamento che poi è parte integrante del mio lavoro di content creator per i miei profili.

Ci sono giorni in cui sono più tranquillo e riesco a ritagliarmi dei momenti solo per me stesso, questo è uno degli aspetti positivi di essere un lavoratore autonomo.

Dai tuoi profili non emerge la tua attività di social media manager per altre aziende…

È vero, non ne parlo mai volutamente, la mia è un’azienda piccola e non voglio espormi. Magari un giorno ne parlerò per motivare e dare un’indicazione soprattutto ai giovani e, perché no, anche ai meno giovani.

Anche la parte privata non emerge

Non racconto nulla della mia sfera privata, sentimentale e di amicizie. Ora ho cominciato un po’ dicendo che nel percorso intrapreso è stato fondamentale avere al mio fianco persone che mi hanno aiutato e fatto crescere.

Ci sono giorni in cui non pubblichi contenuti?

Sì, assolutamente! Non mi sento nell’obbligo di pubblicare per forza dei contenuti, se lo faccio è perché ho contenuti validi da pubblicare e lo voglio fare. Io so che non succede nulla se non si pubblica sempre. Ho una vita al di fuori dei social e sono felice della vita che ho e cerco di godermela. Quasi mai pubblico video di quando me ne vado in montagna per i fatti miei perchè per me la montagna è un posto di relax. Presto molta attenzione alla privacy delle persone che mi stanno accanto, nei video ad esempio chiamo mio padre Franco ma non è quello il suo nome, sono io la persona che ha deciso di esporsi e loro non devono essere esposte per decisione e causa mia.

Non temi che il pubblico si innamori più della storia che di te come individuo?

Io sento tanto affetto attorno a me a prescindere dalla mia pratica sportiva. I miei contenuti vogliono mettere in evidenza Massimo, che è anche la sua storia, ma non solo.

Come ti comporti quando vieni attaccato sui social?

Se qualcuno mi scrive un commento in cui mi attacca o ha un comportamento/ atteggiamento che secondo me è sbagliato, prendo quel commento e lo condivido nel profilo spiegando perché secondo me non è corretto. Vorrei fosse il pretesto per parlare del fatto che i social non devono essere “sfogatoi” pieni di insulti ma strumenti di condivisione, di visioni e di idee.
Ci metto sempre dell’ironia, creo il personaggio “il mio arcinemico” e lo invito a passare oltre a ciò che pubblico, se non ti sto simpatico puoi pure scrollare non ti obbligo a seguirmi.

I tuoi amici, la tua famiglia cosa ti dicono di questo tuo lavoro. Come vivono questo tuo lavoro di esposizione.

La mia fan numero uno è mia mamma. I miei genitori non hanno i social così per vedere ciò che pubblico chiedono direttamente a me.

Per mio padre è stato complicato capire che il mio lavoro è proprio quello di fare contenuti per i social. Per lui classico artigiano veneto non faccio niente dalla mattina alla sera… ora piano piano sta capendo.

Da quando mi sono dedicato allo sport è diventato più semplice. Quando esco per allenarmi gli dico che vado a lavorare così è chiarissimo.

Ho degli amici veramente speciali, sono molto molto contento di avere quelle poche persone scelte attorno a me che mi vogliono bene, mi stimano, mi spronano, e mi aiutano.

Cosa sogni di costruire nei prossimi anni? Un’azienda, un percorso sportivo, un ruolo pubblico?

Per ora non ho grandi piani sul futuro, voglio continuare a fare quello che mi piace e soprattutto voglio stare bene. Sul come ci lavorerò man mano.

Guardandoti indietro cosa diresti al Massimo 18enne?

“Massimo fai tutto quello che hai in mente di fare. Non fermarti, non sederti, se sei stanco riposa per poi ripartire!”

Non hai paura di sopravvalutare le tue possibilità anche fisiche?

So bene che l’overconfidence è uno dei rischi che si corre quando raggiungi obiettivi sempre più esaltanti, quando si alza l’asticella delle richieste verso se stessi sia per quanto riguarda l’impegno fisico nello sport sia sul lato lavorativo… Io cerco di tenere i piedi per terra e di fare tutto con un passo adeguato alla mia gamba.

Foto di Massimo Barco

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L'autore

Anna Zaccaria

Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.