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Intervista a Claudia Scattolini, Fragrance designer

Anna Zaccaria
Anna Zaccaria
31 gennaio 2025
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Intervista a Claudia Scattolini, Fragrance designer

Intervista a cura di Anna Zaccaria

Claudia Scattolini vive a Bassano del Grappa, ed è una profumiera anzi una Fragrance Designer.

Più volte intervistata e citata nelle riviste di moda e style life più conosciute come Vanity Fair, è punto di riferimento per il mondo del profumo in Italia. A lei dedichiamo l’intervista di questo numero di OCCHI centrato sull’amore e il benessere. Sono certa che il suo grande lavoro e la sua dedizione possano essere di ispirazioni per tanti nostri lettori.


Come è nata la tua passione per il mondo del profumo?

Non posso dire, come dicono tanti altri, che fin da piccola annusavo tutto. Quello che è certo è che pensavo di poter realizzare qualcosa di speciale per le persone che incontravo, volevo creare qualcosa che fosse personalizzato. Inizialmente mi sono dedicata alle creme di bellezza perché mi piaceva pasticciare. Vengo da una famiglia di farmacisti mia madre, mio zio, mia nonna e il papà di mia nonna .. così fin da piccolina mi sono dedicata a quel tipo di attività. Mi sono laureata in Farmacia a Ferrara proprio perché all’interno della facoltà c’era la scuola di Cosmetologia, la stessa dove ora io insegno.

Sono nata e vissuta a Peschiera del Garda e lì come per tutta l’Italia le farmacie si passavano di padre in figlio meglio se figlio maschio. Mio bisnonno aveva avuto solo una figlia femmina, mia nonna, e l’aveva fatta studiare e laureare per non perdere la farmacia; mia nonna ha avuto poi mia mamma e mio zio entrambi farmacisti ma la farmacia è stata lasciata solo al figlio maschio anche se secondogenito. Mia mamma era solo una dipendente del fratello. Per lei andava comunque bene così, è sempre stata una donna molto resiliente. Quando dovevo iscrivermi all’università ho pensato anche ad ingegneria visto che mio padre aveva un’azienda metalmeccanica ma mi è stato detto che quello era un lavoro da maschi … meglio farmacia e così ho fatto.

Ho vissuto in un ambiente maschilista ma la mia voglia di indipendenza è stata sempre fortissima. Dopo la laurea ho superato le selezioni per l’ammissione alla scuola post laurea di profumeria, L’ISIPCA di Jean-Jacques Guerlain di Versailles, scuola di eccellenza e di riferimento assoluto per il settore. Lì mi si è aperto un mondo nuovo.

Come sono stati i due anni a Parigi?

I due anni a Parigi sono stati davvero importanti, ho addirittura mollato Alessandro, il mio fidanzato, ora mio marito. Non potevo essere la farmacista di Peschiera o l’ingegnere nell’azienda di mio padre ma sapevo di poter creare da sola la mia professione e il mio futuro.

La scuola che frequentavo era a Versailles ma io era una studentessa squattrinata e alloggiavo un bel po’ distante in una zona anche pericolosa. Eravamo in 12 ragazzi provenienti da tutto il mondo, io unica italiana e ancora oggi dopo 25 anni siamo ancora in contatto.

Pensavi di diventare una profumiera dei grandi brand?

In realtà, come dicevo prima, ho sempre avuto il pallino del “su misura”. Il profumo racconta chi sei, non solo quello che ti metti addosso, i vestiti o il trucco, “il profumo parla di te senza parole”.

Il mondo del profumo non è semplice, di quei 12 corsisti solo in due abbiamo il nostro atelier, gli altri lavorano nelle multinazionali del profumo

Come nasce un profumo?

Il profumo è come una musica perché è fatto di note olfattive e di accordi e il tutto deve essere in armonia. Le note sono le materie prime e ogni materia prima ti dà una sensazione, ti racconta una parte della storia.

Ci sono tantissime note, quante sono quelle che usi?

In effetti sono tantissime e per di più la stessa materia prima cresciuta e raccolta in una nazione diversa ha note olfattive diverse. Io amo conoscere personalmente i luoghi e le modalità di raccolta delle materie che utilizzo e dalle quali estraggo gli olii essenziali. Sono appena tornata dalla Cina, prima sono stata in Cambogia. L’oriente è importantissimo nel mio lavoro. Cerco di prestare attenzione alla sostenibilità ambientale e alle condizioni di vita e di lavoro delle persone coinvolte nella coltivazione e trasformazione di tali materie.

Se penso alla mission del mio lavoro mi piace l’idea di dare al mondo la possibilità di raccontare qualcosa, una persona, un luogo, un sentimento, una storia, attraverso le note di un profumo.

Ecco perché ho coniato il nome Fragrance Designer e ora è un marchio registrato.

L’architetto Giugiaro ti ha menzionato nel suo libro Annual proprio per questa tua definizione.

Sì, lui ha colto in pieno quello che io intendo con questo termine. L’architettura e il design abbracciano diversi ambiti che coinvolgono sensi diversi: spazio, colore, luce, materialità, ma anche profumi, tutti insieme creano sensazioni e quindi emozioni. Con il profumo possiamo creare una sorta di arredamento olfattivo.

Per le aziende crei anche loghi olfattivi e per le persone i ritratti olfattivi, cosa sono?

Le aziende e le persone possono definirsi attraverso i loro valori e il loro modo di presentarsi.

La mia figura di Fragrance Designer trasforma in profumo l’elenco di valori sui quali le aziende poggiano. Se ci pensiamo quando entriamo in certi negozi o negli hotel siamo pervasi da diverse profumazioni che attivano certi ricettori emozionali che possono facilitare i nostri comportamenti e la propensione verso l’acquisto.

Per le aziende propongo sessioni di team building che poi vengono sintetizzate proprio nella creazione e identificazione del profumo dell’azienda, per l’appunto il suo logo olfattivo.

Esiste un codice che lega le essenze alle persone? Ci sono profumi maschili e profumi femminili?

Negli anni ho capito che si può provare a codificare ma poi si trova sempre il contrario.

Quando ho studiato io, c’era una classificazione in profumi maschili e femminili con famiglie olfattive maschili e femminili. Adesso invece sono tutte insieme. Ci sono profumi come quelli con più legno e cuoio che sono tendenzialmente preferiti dai maschi ma piacciono anche a molte donne.

Come si sceglie il profumo giusto?

A tale proposito ho scritto un piccolo vademecum “Il galateo del profumo” che è possibile scaricare gratuitamente dal mio sito. Io penso che il profumo debba sentirsi alla distanza di un abbraccio, non deve essere invadente ma discreto sentito dalle persone che tu vuoi ti stiano vicine.

Per la scelta del profumo ci sono almeno due fasi: nella prima si selezionano 4-5 profumi e li si annusano spruzzati sulle cartine. All’interno del profumo ci sono delle note forti altamente volatili che emergono subito e altre che hanno bisogno di più tempo per farsi sentire. Dopo 15/20 minuti si scelgono 2 profumi, non di più, da provare sulla pelle. La nostra epidermide è molto importante è essa stessa una nota di profumo. La latenza temporale è fondamentale, non bisogna farsi condizionare solamente dalle sensazioni immediate.

Qual è l’ingrediente più strano che utilizzi o che hai utilizzato?

Sicuramente uno degli ingredienti più costosi è l’OUD. È una resina che si produce all’interno delle cortecce di alcune specie di alberi delle foreste di Cina, Thailandia, Cambogia Vietnam quando la pianta viene attaccata da un certo parassita. Per formarsi necessita di tantissimi anni e per estrarla occorre togliere la corteccia senza danneggiare l’albero. In più nella fase di distillazione la resa è molto bassa. La quotazione arriva a oltre i 100.000 euro per un chilogrammo di materia. Le sue note aromatiche poi variano a seconda della provenienza.

I miei viaggi servono proprio per questa ricerca di materie prime speciali.

Ci sono profumi speciali che hai annusato?

Durante il mio viaggio in Cambogia volevo assolutamente sentire il profumo dei fiori di loto giganti che vi crescono, quel profumo non può essere estratto perché ci sono pochissimi olii essenziali al suo interno e il fiore è troppo delicato. Nel viaggio sono stata portata a vedere e annusare quei fiori nel momento giusto (momento balsamico); mentre lo annusavo ho creato nella mia mente una mappatura di tutte le sue componenti olfattive così da poterlo ricostruire utilizzando altri elementi, mi sono trascritta tutto nei miei appunti e ora lo sto creando. Ci vuole tempo e tanta dedizione.

Secondo te questa capacità di identificare le varie componenti olfattive è una dote innata?

Ci sono colleghi che dicono sia necessaria la predisposizione, io penso che il lavoro e la determinazione siano le chiavi per realizzarsi nel lavoro che si sceglie. Certo per identificare le note olfattive è indispensabile conoscerle quindi fare tante esperienze pratiche, bisogna essere curiosi e avere voglia di fare ricerca sempre.

Sei gelosa del tuo lavoro?

Io amo il mio lavoro e mi sento felice nel farlo. Purtroppo non c’è un albo dei profumieri e come succede in tanti altri settori ci sono persone che si improvvisano. Io so di avere le conoscenze specifiche e le competenze per ottenere ottimi risultati, il mercato poi farà la selezione. Quando ho iniziato tanti colleghi mi hanno sbattuto la porta in faccia, io invece cerco di aiutare i giovani che vogliono intraprendere questo mestiere.

Il mondo della profumeria di nicchia si sta sviluppando molto e sono certa ci sia spazio per me.

Altri lavori particolari…

Per una cantina molto nota ha fatto la mappatura olfattiva dei vini da loro prodotti, tra l’altro ho appena concluso il corso sommelier di tre anni per cui ero ben preparata.

In questo momento sto lavorando anche con l’università di Roma in collaborazione con una neuroscienziata e una ragazza che sta facendo la tesi. La nostra ricerca vuole provare come gli oli essenziali diano lo stimolo giusto per far stare meglio le donne che devono sottoporsi alla chemio per i tumori femminili riducendo loro la nausea senza l’assunzione di ulteriori farmaci.

Quando studiavo all’università si diceva che i neuroni erano le uniche cellule che non si potevano ricreare, ora alcune ricerche molto avanzate stanno mostrando come con particolari sollecitazioni olfattive anche i neuroni si possano rigenerare. Certo la strada è ancora lunga

Claudia, tu sei creatrice di profumi, imprenditrice, docente universitaria, madre, moglie, come è possibile conciliare tutto?

Non è sempre facile. In un primo momento sembrava non riuscissi ad avere figli, poi, dopo pochi mesi dall’apertura del mio atelier sono rimasta incinta. Prima mi sono dedicata alla bambina e poi man mano che la piccola cresceva sempre di più all’azienda. Poi è arrivata anche l’università grazie al mio super professore D’Agostinis cui sarò sempre grata per le competenze che ha saputo trasmettermi. Con lui abbiamo fondato a Milano una delle prime scuole di profumeria in Italia.

Io amo molto trasmettere le mie conoscenze a chi vuole mettersi in gioco. Io non mi stanco mai di imparare… mi sono nuovamente iscritta all’università per diventare nutrizionista… il mio pallino del “su misura” non mi lascia mai e in cucina i profumi e i sapori sono importantissimi.

C’è un profumo dei grandi brand che ti sarebbe piaciuto aver creato?

Non è il mio profumo e so che può sembrare banale ma Chanel n°5 è senza dubbio il profumo la cui composizione interna ha così tanti significati da essere il profumo per definizione. Coco Chanel è stata una donna pioniera su tantissimi fronti, i suoi pantaloni, le sue giocche, il suo tubino nero, sono icone di stile. Lei ha liberato le donne dal bustino che le costringeva, non si è mai sposata ma era libera di stare con i suoi amanti. Anche il suo profumo segna una demarcazione netta fra il prima e il dopo, ecco perchè lo amo pur non essendo quello in cui mi ritrovo.

Cambi profumo a seconda del momento o sei affezionato ad uno in particolare?

Io penso sia giusto cambiare il proprio profumo a seconda dei momenti della giornata ecco perchè deve essere discreto, il profumo può essere uno strumento molto efficace di comunicazione. Tutti noi cambiamo stato d’animo durante la giornata e cambiamo come persone durante la nostra vita, il profumo dovrebbe cambiare con noi.

Di quale creazione sei più orgogliosa?

Negli anni ho creato una linea di eau de parfum che si possono mixare fra loro, una in particolare “Agrums” è stata inserita dal noto profumiere francese Nicolas de Barry tra i 101 profumi del mondo che almeno una volta nella vita bisogna provare.

In più, in occasione degli 800 anni dell’Università di Padova ho creato il profumo che è stato donato alla prima rettrice donna dell’Università patavina. Il profumo che si chiamava “800” proprio per l’anniversario, ora è diventato il profumo LUCREZIA in onore di Lucrezia Cornaro prima donna laureata al mondo proprio all’università di Padova.


Vuoi saperne di più su Claudia Scattolini? Vai al sito claudiascattolini.it

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L'autore

Anna Zaccaria

Mille cose da fare ma non si tira mai indietro, troppo buona ma con grinta da vendere. Amante dei numeri, Anna è una vera esperta delle logiche e stratega del web marketing. Ha maturato una lunga esperienza nella gestione di progetti complessi di comunicazione digitale, mirando sempre alla concretezza e ai risultati.