BENESSERE

Tempi duri...

Demetrio Battaglia
Demetrio Battaglia
27 settembre 2022
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Tempi duri...
È utile parlare di meditazione in questo periodo?
Tutto il mondo occidentale si interroga su quanto sarà duro, dal punto di vista pratico, il vivere nel prossimo futuro. Nelle famiglie ci si chiede quanto potrebbe cambiare la quotidianità a partire dalle cose essenziali come gli stessi beni primari, quelli deputati a sostenere la vita di tutti i giorni.
In queste condizioni, con un futuro immediato che promette difficoltà di ogni genere, forse addirittura di sostentamento, ha senso parlare di meditazione, percorsi spirituali, pratiche di consapevolezza?

La mia risposta è: “senz’altro”, anzi direi: “Ora più che mai!”
Il motivo di questa mia radicale presa di posizione è relativamente semplice e risiede in una frase evangelica che tutti noi conosciamo: “Non di solo pane vive l’uomo.”
Non si tratta di una frase peregrina e scollata dalla realtà di tutti i giorni. Si tratta di un bisogno primario dell’uomo, il bisogno della trascendenza. Quel desiderio profondo che ha guidato l’uomo, fin dalla sua comparsa sulla Terra, e cioè quell’anelito che lo ha spinto a guardare le stelle. Anelito che ancora oggi lo mette, prima o poi inevitabilmente, in una condizione di ricerca del Sé e di ascolto della sua interiorità.
È impossibile per un uomo appiattirsi nella sola sussistenza materiale, prima o poi in lui affiora quel desiderio di ascoltare la voce della sua coscienza. Si tratta di una voce che gli dice che la Vita non è fatta di materia, quantità e pragmatismo, ma è anche spinta ad elevarsi, ricerca di quell’imperitura luce interiore impossibile da spegnere.
I momenti di meditazione, anche se per poco e anche se parzialmente, ci avvicinano a quella fiamma, ci mettono in contatto reale con quel Sé che la vita odierna, con i suoi meccanismi di puro materialismo, fa di tutto per oscurare, sopprimere e addirittura deridere come se fossero puerili fantasie.
In fondo non siamo cambiati, sì certo il progresso ci ha regalato un certo grado di benessere, ma è un benessere materiale non ci ha dato la felicità e tantomeno la beatitudine.
L’uomo moderno confonde il benessere con la felicità, ma si tratta di un errore gravissimo, una cantonata senza precedenti. Da decenni tutte le statistiche che parlano di felicità ci dicono che i popoli più felici non collimano mai con quelli più progrediti o più ricchi, tutt’altro.
La felicità è un fattore che va coltivano nutrendo una serie di qualità che il benessere materiale non è in grado di darci e ostinarsi per quella via non è solo errato ma, perdonate il francesismo, è pure stupido. La benevolenza, la gentilezza, la saggezza, la temperanza sono solo alcune delle caratteristiche che conducono l’individuo alla felicità ma, credetemi, sono qualità che nulla hanno a che fare con la quantità di denaro che si possiede e tantomeno con il potere accumulato.

La meditazione in tal senso ci aiuta, perché ci mette in contatto con l’essenziale, con tutto ciò che realmente ci serve per essere in pace ed armonia con noi stessi e con i nostri simili.
Mi capita spesso di ascoltare la testimonianza di qualche mio allievo che, al termine di una seduta di meditazione, riaprendo gli occhi sorride e mi dice: “Demetrio… per qualche istante mi sono sentito pieno, non mi mancava nulla di nulla.”
Auguro a tutti voi di vivere un momento del genere perché allora e solo allora si comprende la pienezza della vita, uno stato che non ha bisogno dei mille orpelli di cui, di solito, ci circondiamo.

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L'autore

Demetrio Battaglia

Ricercatore, scrittore e informatico