BENESSERE

Gentilezza amorevole

Demetrio Battaglia
Demetrio Battaglia
26 ottobre 2022
CONDIVIDI:
Gentilezza amorevole
Questo argomento è già stato affrontato in qualche modo in questa rubrica mensile, ma vorrei provare ad approfondire aggiungendo qualche importante dettaglio.
Immagino che questo mio articolo sia seguito da persone che si occupano di meditazione: docenti praticanti, curiosi. In pratica da tutte quelle persone che sentono di essere qualcosa che va oltre la sola materia e che la vita non possa essere inclusa nel solo paradigma: “Nasci, Produci, Consuma, Muori.”
Anche se un po’ brutale, credetemi, spesso incontro persone che si risvegliano da questa sorta di torpore e guardando la vita che hanno dietro di sé scoprono che la stragrande maggioranza del loro tempo è stato impiegato così.

Quindi se siete interessati a queste tematiche e mi avete seguito in questi anni saprete anche che considero la pratica meditativa un tassello determinante nel Sentiero della conoscenza di sé. Questo tassello però ha dei pericoli o forse è meglio chiamarli tranelli o trappole nelle quali si può finire senza le opportune accortezze.
Utilizzando le pratiche meditative di focalizzazione e concentrazione della mente può accadere che, per cause del tutto naturali, la mente col tempo tenda un pochino a irrigidirsi, a diventare lievemente meccanica. 

Mi spiego meglio…
La sola pratica di focalizzazione conduce il meditatore, pian piano nel tempo, a padroneggiare la mente che non è più in quello stato brado, selvatico direi, in cui vaga e produce pensieri senza alcun controllo (situazione in cui si trova la stragrande maggioranza delle persone). Questo disciplina è ottima e i risultati sono molto interessanti perché si riesce a governare i moti mentali e indirizzare la mente laddove è necessario e si vuole, non dove vuole lei.
Ma questo può far diventare la mente stessa fredda, rigida, con possibili sfumature ciniche e alimentare addirittura emozioni sgradite come l’indifferenza o il disinteresse.

Come fare allora?
Le antiche discipline orientali, soprattutto in ambito buddista, ci insegnano che una buona dose di gentilezza, dolcezza e gratitudine colora la nostra meditazione di una nota morbida scaldando la mente e facendola avvicinare al cuore.
Quindi il consiglio, nelle nostre sessioni di meditazione, è quello di fa affiorare nel momento culmine, quando avvertiamo che la mente è calma e focalizzata, una nota di grazia e di gratitudine. Possiamo far affiorare un sorriso, un pensiero di riconoscenza per il nostro buon destino, oppure addirittura un gesto della mano. 
In questo modo alleneremo la mente a stare in una condizione più calda e morbida, sentiremo sorgere emozioni positivo-costruttive, saremo grati di quello che abbiamo perché non è così scontato poter dedicare del tempo alla pratica meditativa. Una moltitudine di nostri simili, nel mondo, non può nemmeno sognare tali privilegi.

Mi piacerebbe conoscere le vostre pratiche di consapevolezza e se, durante la meditazione, lasciate sorgere dei momenti di gratitudine e riconoscenza sapere come vi sentite, cosa sorge.
Scrivetemi pure, vi leggerò e risponderò molto volentieri.

Ti piacciono i nostri articoli? Iscriviti alle nostre migliori uscite.

Inserisci un'email valida

Siamo in continua evoluzione con il nostro Occhi Magazine; se hai domande o suggerimenti, non esitare a contattarci!

Seguici su Facebook, Linkedin, Instagram e Twitter.

Condividi:

L'autore

Demetrio Battaglia

Ricercatore, scrittore e informatico